Maurizio Matteuzzi racconta la vergognosa disavventura di ieri sera a Tripoli

Giornalisti aggrediti: protesta della Farnesina

ROMA – Maurizio Matteuzzi era nel gruppo dei nove giornalisti italiani che arrivando ieri a Tripoli – su invito del governo libico – sono stati fermati da un gruppo di uomini in borghese armati di kalashnikov, che ha poi malmenato l’inviato del Corriere della Sera, Fabrizio Caccia.
“Siamo arrivati all’aeroporto dove c’era una scena apocalittica, migliaia di persone nella hall, donne, bambini, materassi, coperte, e migliaia soprattutto fuori che man mano che riescono a partire lasciano dietro di tutto, suppellettili, pentole”.

“Dovevamo essere attesi dai rappresentanti libici – prosegue Matteuzzi – che forse per la calca non si sono fatti vedere. Eravamo in nove. Abbiamo contrattato delle macchine per andare in centro”.

Il traffico è scarso, ma c’è, racconta Matteuzzi.
“A metà strada siamo stati fermati da un gruppo di persone in abiti civili, molto nervose, guidate da un uomo armato di kalashnikov che parlava solo arabo. Ci ha fatto scendere in uno spiazzo. Il collega del Corriere della Sera gli ha mostrato il passaporto italiano, al che il capo gli ha dato un manrovescio violentissimo. Poi lo ha trascinato in una garitta e gli ha dato un calcio. Anche noi cercavamo di dire «siamo embedded», perchè siamo un gruppo entrato su invito del governo libico. Facevamo vedere il passaporto mostrando il visto che ci hanno dato all’ambasciata libica a Roma. Poi questo tizio si è allontanato ed è andato a fare una telefonata, ed è tornato molto più calmo: ci ha detto «si, ok, potete andare». Ci aveva tolto tutti i passaporti e tutti i satellitari. Li ha restituiti e siamo saliti in macchina e siamo andati via”.


I giornalisti hanno cercato un albergo in centro, scegliendo il più caro perché probabilmente è anche il più sicuro. Dopo l’episodio, la Farnesina ha impartito istruzioni all’ambasciatore a Tripoli, Vincenzo Schioppa, di compiere un formale passo di protesta presso le autorità libiche e di ribadire “la forte aspettativa del governo italiano che i rappresentanti degli organi di informazione italiani presenti in Libia siano pienamente tutelati nella loro sicurezza ed incolumità, e che il libero esercizio del diritto di cronaca non venga loro in alcun modo limitato”.

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