
L’aeroporto di Tripoli
TRIPOLI (Libia) – Un gruppo di giornalisti italiani, tra cui l’inviato dell’Ansa, sono stati bloccati e controllati da un gruppo di miliziani governativi sull’autostrada che va dall’aeroporto a Tripoli, e uno di loro, Fabrizio Caccia del “Corriere della Sera”, è stato anche schiaffeggiato e preso a calci quando ha detto di essere italiano. Dopo un controllo “brusco” sono stati rilasciati e hanno potuto raggiungere un albergo della capitale.
Il gruppo di giornalisti italiani, nove, tutti invitati dall’Ambasciata libica a Roma e con regolare visto, sono atterrati intorno alle 16.45 locali all’Aeroporto di Tripoli, dove regna una situazione di caos. Dall’aeroporto sono partiti per la capitale su un taxi e due macchine private con autisti.
Dopo aver superato senza problemi un primo posto di blocco, poco prima di entrare a Tripoli, sono stati fermati da un gruppo di miliziani in borghese e armati di kalashnikov, “appostati” ad un semaforo.
Con modi molto bruschi, sono stati fatti scendere dalle macchine, sono stati fatti scaricare i bagagli, consegnare i telefoni satellitari e, a questo punto, l’inviato del Corsera ha detto di essere italiano ed è stato malmenato a schiaffi e a calci.
Ci sono stati momenti di fortissima tensione quando Caccia è stato portato dai miliziani in una vicina casupola, mentre gli altri giornalisti sono stati radunati lì accanto. I giornalisti, a questo punto, hanno avuto l’opportunità di mostrare i visti sui loro passaporti e coloro che li trattenevano hanno ricevuto l’ordine di farli proseguire.
Sono stati restituiti loro bagagli e telefoni e ganno, quindi, potuto raggiungere senza problemi un albergo della capitale.