Berlusconi rispolvera il ddl del 2009 che prevede pesanti pene per i giornalisti e gli editori

Legge bavaglio: ecco cosa pensa il Governo

ROMA – Eseguibili per un massimo di 75 giorni, con il divieto di pubblicarne il contenuto sui giornali, pena l’applicazione di pesanti pene per giornalisti e editori. Le intercettazioni  uscirebbero, così, dalla “dieta” imposta dal disegno di legge approvato dal Senato il 10 giugno del 2009 (passato alle cronache come “legge bavaglio”) e che oggi, secondo quanto riferiscono autorevoli fonti della maggioranza, è la base di partenza del nuovo provvedimento voluto da Silvio Berlusconi.
Ecco, in sintesi, di che cosa si tratta.
– LIMITI: Le intercettazioni, come oggi, sono  possibili solo per i reati puniti con più di cinque anni. Ma i telefoni possono essere messi sotto controllo al massimo per 75 giorni.
Se c’è necessità, vengono  concessi altri tre giorni prorogabili di volta in volta con provvedimento del gip. Per i reati più gravi (mafia, terrorismo, omicidio ecc.) le intercettazioni sono possibili per 40 giorni, più altri venti prorogabili.
– DIVIETI E SANZIONI: Gli atti delle indagini in corso possono essere pubblicati solo con un riassunto. Gli editori che li pubblicano in modo testuale rischiano fino a 300mila euro di multa. Le intercettazioni sono off limits per la stampa fino a conclusione delle indagini: per gli editori che ignorano i divieti ci sono 300 mila euro di multa, che salgono a 450mila se si tratta di intercettazioni di persone estranee ai fatti.
Colpiti anche i giornalisti: fino a 30 giorni di carcere o una sanzione fino a 10.000 euro.
– CIMICI: Niente  più microfoni piazzati in casa o in auto per registrare le conversazioni degli indagati. Le intercettazioni saranno consentite al massimo per tre giorni, prorogabili di altri tre.
– PM: Se il responsabile dell’inchiesta passa alla stampa atti coperti dal segreto d’ufficio o, semplicemente, va in tv a parlare dell’inchiesta, rischia di essere sostituito dal capo del suo ufficio.
– TALPE: Chi passa alla stampa intercettazioni o atti coperti dal segreto istruttorio rischia da uno a sei anni di carcere.
– NORMA TRANSITORIA: Le nuove  regole si applicano ai processi in corso.
– RIPRESE: Sulle riprese tv per i processi decide il presidente della corte d’appello, che può autorizzarle anche se non c’è il consenso delle parti.

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