
Francis Ricciardone, ambasciatore Usa in Turchia
ISTAMBUL (Turchia) – Polemica fra Ankara e Washigton dopo le dichiarazioni sulla libertà di stampa da parte dell’ambasciatore Francis Ricciardone, da poco arrivato nella capitale della Mezzaluna. Tre sere fa, durante un ricevimento, il diplomatico aveva detto di “non capire perché in Turchia da una parte i giornalisti finiscono sotto processo e dall’altra si fanno dichiarazioni sulla libertà di stampa”.
“La Turchia vuole la libertà di stampa. Il popolo turco – ha detto Ricciardone – vuole una stampa critica. Tanto il governo quanto l’opposizione dovrebbero supportare la libertà di stampa: noi stiamo seguendo questo processo con attenzione”.
Il diplomatico si riferiva, in particolare, alle perquisizioni scattate giorni scorsi nell’emittente Oda Tv, critica nei confronti dell’esecutivo. Ricciardone aveva detto di non conoscere e di non aver capito il motivo di queste perquisizioni, che la stampa ha attribuito a una possibile vicinanza a Ergenekon, l’organizzazione segreta accusata di tramare contro l’esecutivo.
La reazione dell’Akp, il partito per la Giustizia e lo Sviluppo al governo, non si è fatta attendere. Duro il vice presidente dell’Akp, Huseyin Celik, che ha detto: “gli ambasciatori non si possono intromettere nelle faccende interne del Paese. Ci sono dei limiti”. E il ministro degli Esteri, Ahmet Davutoglu, ha dichiarato che “non è giusto che nessun ambasciatore si metta a giudicare”. A buttare acqua sul fuoco ha provato il vicepremier Bulent Arinc, secondo il quale “di recente Ricciardone ha lodato la democratizzazione del Paese portata avanti da questo governo, può essersi trattato di una frase ripotata male dalla stampa”.
Ma Washington ha rincarato la dose. Il portavoce del Dipartimento di Stato, Philip Crowley, ha dichiarato che gli Usa appoggiano la posizione del loro ambasciatore. “Non ho una dichiarazione in particolare da fare su questo argomento – ha detto – ma posso dire questo: ci sono preoccupazioni esistenti sul trattamento riservato ai giornalisti in Turchia. Seguiamo questo problema da vicino”.
La condizione critica della stampa turca è stata di recente sottolineata anche da Human Rights Watch, che pone il Paese della Mezzaluna al 126mo posto su una classifica di 134 Paesi.