Un appello dal convegno organizzato dalla Uil e dall’Università Luiss Guido Carli di Roma

“I media raccontino il lavoro che cambia”

ROMA (Labitalia) – I media, in Italia, devono raccontare il lavoro che cambia. E’ questo il messaggio lanciato ieri da sindacalisti e accademici in occasione del convegno “Il racconto del lavoro nel lavoro che cambia”, organizzato dalla Uil nazionale, Uilcom e dall’Università Luiss Guido Carli di Roma, a cui ha partecipato anche il direttore generale dell’ateneo, Pierluigi Celli. “I giornali e i mass media in generale – ha affermato Paolo Pirani, segretario confederale della Uil – devono cercare di raccontare la realtà così com’è. Non possiamo affrontare la globalizzazione con le ideologie”.
“Dobbiamo capire – ha sottolineato – che il valore del lavoro è il valore della persona, altrimenti l’Italia rischia di perdere il treno. Il sindacato può rilanciare la crescita complessiva della società italiana e ridare un senso diverso ed originale a termini come democrazia e partecipazione”.
“Praticandole e diffondendole quotidianamente – ha aggiunto – in ogni luogo, dalle aziende alle realtà territoriali, dai servizi alla pubblica amministrazione, attraverso il coinvolgimento e l’inclusione di ciascuno e di tutti e con un senso alto e nobile del significato di comunità nazionale”.
In un’epoca in cui – ha ricordato Paolo Pirani – non si fanno più sogni collettivi, ma solo sogni individuali, il compito del sindacato è diventato molto più complesso: portare a sintesi miriade di sogni individuali. Mentre le ideologie vanno definitivamente estromesse dal mondo del lavoro insieme alla tentazione di surrogare la politica, di assoluto valore e potenzialmente unificanti, rimangono il valore della persona e del lavoro”.
L’importanza di comunicare il lavoro è stata sottolineata anche da Roberto Pessi, giuslavorista e preside della facoltà di Giurisprudenza della Luiss Guido Carli, riferendosi alla vicenda di Pomigliano e Mirafiori. “Non assistiamo – ha spiegato – ad un attentato allo Statuto dei lavoratori, siamo in presenza di un falso d’autore. La questione centrale è quella dell’organizzazione. Si sta, infatti, determinando un’esigenza diversificata di ridisegnare i modelli organizzativi. A Pomigliano è stato chiesto di attuare il ciclo continuo di produzione, perchè era prevedibile il prodotto e quindi doveva essere prevedibile la quantità di lavoro”.
“Il problema quindi – ha continuato – è quello del costo del lavoro, del numero dei lavoratori impiegati e del loro utilizzo. Il problema vero è la prevedibilità di poter utilizzare forza lavoro. A Mirafiori, invece, l’azienda chiede la possibilità di un modulo organizzativo che si allarghi e si restringa a seconda delle esigenze”.
“Per comunicare – ha detto Michel Martone giuslavorista e docente di Diritto del lavoro della Luiss Guido Carli – bisogna usare meno ideologia. Perchè noi oggi non ci confrontiamo più con buoni e cattivi, bianchi e neri, quelli che hanno ragione e quelli che hanno torto”.
“Noi oggi – ha aggiunto – ci confrontiamo con fenomeni globali che ci chiamano a competere e che richiedono ai nostri lavoratori e alle nostre imprese degli sforzi che sono concreti, come i sacrifici che hanno fatto i lavoratori di Pomigliano e Mirafiori. Quindi la cosa di cui abbiamo bisogno è quella di smetterla con le ideologie e cominciare a confrontarci con i problemi di ogni giorno che sono tanti”.
Anche per recuperare il rapporto con le giovani generazioni. “Sono anni – ha affermato Roberto Cotroneo, direttore della Scuola di giornalismo della Luiss Guido Carli – che si discute sul futuro e della causa dello scollamento tra il mondo giovanile e l’informazione. Questo distacco va ricercato non in ragioni sociologiche, ma in scelte lucide del mondo dell’informazione che seleziona le informazioni da diffondere”.

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