Quando “funzionano” bene e non sono enti inutili e carrozzoni partitici pagati dalle Regioni
Giuseppe Antonelli (Aiart)
L’appuntamento elettorale del marzo scorso ha portato al rinnovo dei Consigli di 13 Regioni italiane a Statuto Ordinario. Si apre così il quinto decennio del regionalismo italiano che con la nascita dell’Ente Regione, nei primi anni ’70, ambiva ad avvicinare sempre più il potere centrale alle esigenze del territorio e dei cittadini. Questa prioritaria esigenza è stata anche la motivazione di fondo per la nascita presso i Consigli Regionali dei Comitati Regionali per le Comunicazioni (Corecom).
All’indomani del recente rinnovo dei Consigli Regionali nostro malgrado dobbiamo registrare come i Corecom appaiono organismi ausiliari sempre più lontani, opachi, misconosciuti e percepiti quasi inutili da parte dei cittadini italiani. Questa scarsa considerazione da parte della diffusa comunità nazionale nasce e si radica sempre più nel constatare la deriva sempre più cencelliana cui è sottoposta anche un’Autorità di Garanzia territoriale qual è il Corecom e, aspetto non secondario in una stagione di ristrettezze e sacrifici, per la loro voracità economica.
Infatti, adesso che tutti i Consigli Regionali eletti nelle ultime elezioni sono nella piena legalità istituzionale si sono avviate fra le forze politiche territoriali manovre di compensazione per i gruppi e le correnti ritenuti sottorappresentati nell’assegnazione degli Assessorati. Da questo secondo giro riequilibrizzatore che coinvolge Asl, Enti a partecipazione regionale, Apt, Commissioni, Consorzi, Consulte, Municipalizzate, Fiere, non vengono esclusi i Corecom. La loro genesi costitutiva terza e indipendente, nonché per la delicata materia trattata, dovrebbe invitare i Consigli Regionali ad escludere questi organismi da contrattazioni ed ambire, invece, a dotarsi di Corecom di altissimo profilo culturale, socio-pedagogico e giuridico.
Ancora una volta come Aiart (Associazione spettatori), siamo costretti ad intervenire sull’argomento, sollecitati dal constatare il perpetuarsi di una soffocante ipoteca dei partiti su questo importante Organo di Garanzia. Il ricambio di schieramento politico presso molti Enti Regionali, ma ancor più la recentissima ed esemplare sentenza di un autorevole Tribunale Amministrativo, sembra che niente abbia indicato ai nuovi Amministratori. I requisiti di indipendenza, competenza ed esperienza specifica invocati dal Giudice Amministrativo e sanciti dalle leggi istitutive sono ignorati e rimossi. L’imperativo prevalente è: la fedeltà (al partito) prima di tutto!
E’ amaro constatare come Associazione di volontariato culturale, cui tanta fiducia ripone nella Politica, quale alta forma di carità, che anche al cambiare delle stagioni politiche non è possibile cogliere una specificità, uno stile e una prassi diversi, che caratterizzino la selezione e la composizione di questi Organismi Ausiliari (ma non dipendenti) del presidente del Consiglio Regionale di turno.
La mancanza di una peculiare selezione aperta, trasparente e democratica che ricerchi competenze ed intelligenze anche al di là dell’angusto recinto dei fedeli è un elemento che accomuna Regioni di diverso colore e orientamento politico. Sembra che una forza occulta, una regia perversa, imponga l’autoalimentazione della politica con prassi opache e spartitorie. Conseguenza di questo processo di omologazione è quello della formazione di una casta ossequiosa che si distacca sempre più dal paese vivo e reale.
Sono tagliati fuori da queste procedure, che rasentano la legalità, fior fiore di intelligenze e di competenze che con passione, competenza e dedizione si impegnano nel delicato e cangiante/volubile campo dell’informazione e della comunicazione. Un paradosso che deve far riflettere Presidenti e Consiglieri delle Assemblee Regionali appena rinnovate. Il ripianamento di questa anomalia che prioritariamente interpella i neoPresidenti di Consiglio Regionale transita anche da un ruolo attivo e non notarile dell’Autorità Nazionale Garante per le Comunicazioni.
E’ tempo che questa, in considerazione della latitanza delle Regioni nell’applicazione di norme univoche e trasparenti per la composizione dei Corecom, intervenga risolutamente e rilevi tutte quelle modalità che non sono improntate a criteri di salvaguardia dell’indipendenza, della terzietà di giudizio e della competenza nel settore.
Il bilancio di questo decennio di Corecom che ci lasciamo alle spalle ci spinge a dedurre che una specie di complesso di non invasione di campo abbia contraddistinto le relazioni tra queste articolazioni periferiche e la loro casa madre. Non potremmo considerare diversamente la pletora di modalità che sovraintende la composizione dei Corecom alle diverse latitudini italiane. Nomine del Presidente del Consiglio nell’esercizio del potere sostitutivo (?), nomine concordate dall’Ufficio di Presidenza del Consiglio con rigido rispetto della proporzionalità partitica, eletti dal Consiglio Regionale, candidatura da parte di terzi (sic!) ad indicare il medioevale filtro di un Consigliere o di un Capogruppo consiliare, auto candidatura da parte del cittadino in possesso di titoli e requisiti presentati a fronte di un avviso pubblico. Solo per indicare alcune delle variegate modalità di chiamata di cui è facile immaginare l’alto tasso di discrezione che alberga nell’individuazione dei componenti e che la consolidata letteratura regionale dimostra essere sempre di natura fideistica e quasi mai di selezione delle competenze.
Auspichiamo vivamente un’esemplare azione coordinatrice e di indirizzo da parte dell’Autorità Nazionale per le Garanzie nelle Comunicazioni per estendere in tutte le regioni italiane la modalità più trasparente e democratica che assicuri la selezione del più appropriato e del più competente. Passa anche da questa diligente azione la costruzione dell’invocato ultimo miglio del governo delle comunicazioni a livello territoriale. Intervento che richiede anche un sostegno corale e non ostativo da parte della Conferenza dei Presidenti delle Assemblee Legislative delle Regioni e delle Provincie Autonome che responsabilmente, nel rivendicare per il territorio deleghe e funzioni, devono simmetricamente adoperarsi per un’autorevole azione di garanzia e trasparenza sui propri territori, emulando ed importando le esperienze migliori.
In tema di comunicazione e informazione una nuova stagione di più trasparente cooperazione è necessaria e urgente, una fruttuosa sintonia tra Autorità Nazionale, Regioni e Associazionismo di settore è irrinunciabile, nel solo intento di presidiare la tutela dei diritti fondamentale dei cittadini amministrati e dare voce al più debole ed indifeso.
Quando “funzionano” bene e non sono enti inutili e carrozzoni partitici pagati dalle Regioni
“Pretendiamo l’efficienza del Corecom”
All’indomani del recente rinnovo dei Consigli Regionali nostro malgrado dobbiamo registrare come i Corecom appaiono organismi ausiliari sempre più lontani, opachi, misconosciuti e percepiti quasi inutili da parte dei cittadini italiani. Questa scarsa considerazione da parte della diffusa comunità nazionale nasce e si radica sempre più nel constatare la deriva sempre più cencelliana cui è sottoposta anche un’Autorità di Garanzia territoriale qual è il Corecom e, aspetto non secondario in una stagione di ristrettezze e sacrifici, per la loro voracità economica.
Sono tagliati fuori da queste procedure, che rasentano la legalità, fior fiore di intelligenze e di competenze che con passione, competenza e dedizione si impegnano nel delicato e cangiante/volubile campo dell’informazione e della comunicazione. Un paradosso che deve far riflettere Presidenti e Consiglieri delle Assemblee Regionali appena rinnovate. Il ripianamento di questa anomalia che prioritariamente interpella i neoPresidenti di Consiglio Regionale transita anche da un ruolo attivo e non notarile dell’Autorità Nazionale Garante per le Comunicazioni.