
Enzo Tortora

Paolo Mieli
NAPOLI – Il dubbio e il mancato dubbio. Sarà lungo questo asse che si svilupperà il libro inchiesta prodotto dagli allievi della scuola di giornalismo di Napoli sul “caso Tortora”. A presentare i primi passi del lavoro è stato l’ex direttore del Corriere della Sera, Paolo Mieli, che ha indicato ai 30 futuri giornalisti le linee guida per il lavoro finale. “La storia di Enzo Tortora è nota a tante persone – spiega – e per questo deve rimanere sullo sfondo. Quello che deve emergere è il ruolo degli altri attori, dai giornalisti ai giudici”.
Un’inchiesta che vuole anche essere una riflessione sull’etica e sul giornalismo “perché la stampa non si comportò bene in quell’occasione e solo Enzo Biagi, a un mese dall’arresto di Tortora, si chiese ‘e se fosse innocente?’. Ce ne furono tanti altri che invece non si fecero venire dei dubbi”.
Il pericolo di nuovi ‘casi Tortora’ è dunque in agguato “se il giornalista non si fa venire sempre dei dubbi”. “Avere lo spirito di combattenti dalla parte del bene non aiuta a essere giornalisti migliori – suggerisce Mieli ai ragazzi del master – i giornalisti possono sbagliare, l’importante è avere l’onestà intellettuale di riconoscerlo”. Mieli non si sottrae alle domande degli allievi e commenta anche il caso Ruby. “Il presidente del consiglio deve comportarsi bene – dice – in maniera che non strida con quello che dice di essere”. E si dichiara contrario anche ai giornalisti che si danno alla politica: “non posso che esprimere un giudizio negativo”.