
Bisogna risalire al Settecento per trovare l’origine dell’ora legale. Il primo a teorizzarla fu Benjamin Franklin, che individuò nell’adozione per convenzione di un orario diverso che “inseguisse” il sole, e quindi la luce, un modo per ottenere risparmi energetici. L’idea non ebbe però grande seguito anche perché, all’epoca, i risparmi sarebbero stati relativamente bassi. Oltre un secolo dopo (nel 1907), la teoria venne ripresa dal britannico William Willet, e questa volta trovò seguaci: nel 1916 la Camera dei Comuni diede il via libera al British Summer Time, che implicava lo spostamento delle lancette un’ora in avanti durante l’estate. Molti Paesi imitarono la Gran Bretagna, soprattutto in tempo di guerra, quando il risparmio energetico era una vera priorità.
Anche in Italia l’ora legale scattò per la prima volta nel 1916, dal 3 giugno al 30 settembre. Negli anni successivi, e fino al 1920, l’inizio fu anticipato a marzo. Sospesa nel 1920, tornò in auge nel 1940 e negli anni del periodo bellico, e vi rimase fino al 1948, anno in cui venne nuovamente abolita. L’adozione definitiva risale al 1966, in concomitanza con la crisi energetica. Per i primi tredici anni venne stabilito che l’ora legale dovesse rimanere in vigore da fine maggio a fine settembre. Dal 1981 al 1995, invece, si stabilì di estenderla dall’ultima domenica di marzo all’ultima di settembre. Il regime attuale è entrato in vigore nel 1996 quando fu prolungata fino all’ultima di ottobre. Sono ormai quasi tutti i paesi industrializzati che, proprio in ragione dei possibili risparmi, hanno adottato l’ora legale, secondo un criterio di fissazione delle date di inizio e fine il più possibile coincidenti, soprattutto per non complicare la rete di interconnessioni e gli orari dei collegamenti aerei.
Nei sette mesi in cui è stata in vigore l’ora legale, l’Italia ha risparmiato complessivamente oltre 85 milioni di euro grazie al minor consumo di energia. Lo riferisce Terna in un comunicato. Nei mesi di aprile e ottobre si è registrato, come di consueto, il maggior risparmio di energia elettrica. Ciò è dovuto al fatto che questi due mesi hanno giornate più corte in termini di luce naturale, rispetto ai mesi dell’intero periodo. Spostando in avanti le lancette di un’ora, quindi, si ritarda l’utilizzo della luce artificiale in un momento in cui le attività lavorative sono ancora in pieno svolgimento. Nei mesi estivi come luglio e agosto, invece, poiché le giornate sono più lunghe rispetto ad aprile, l’effetto ritardo nell’accensione delle lampadine si colloca nelle ore serali, quando le attività lavorative sono per lo più terminate, e fa registrare risultati meno evidenti in termini di risparmio di elettricità.
In termini di costi, l’Italia ha risparmiato con l’ora legale oltre 85 milioni di euro, considerando che per il cliente finale 1 kilowattora è costato, nel periodo in esame, in media circa 13,4 centesimi di euro al netto delle imposte. Nel dettaglio, ad aprile si è avuto un risparmio di 150 milioni di kWh, a maggio di 87 milioni di kWh, a giugno di 35 milioni di kWh, a luglio di 36 milioni di kWh, ad agosto di 38,6 milioni di kWh, a settembre di 85,5 milioni di kWh e ad ottobre di circa 194 milioni di kWh. Dal 2004 al 2010 il risparmio complessivo del Paese è stato di 4,3 miliardi di kilowattora, pari ad un valore di circa 600 milioni di euro.
In termini di costi, l’Italia ha risparmiato con l’ora legale oltre 85 milioni di euro, considerando che per il cliente finale 1 kilowattora è costato, nel periodo in esame, in media circa 13,4 centesimi di euro al netto delle imposte. Nel dettaglio, ad aprile si è avuto un risparmio di 150 milioni di kWh, a maggio di 87 milioni di kWh, a giugno di 35 milioni di kWh, a luglio di 36 milioni di kWh, ad agosto di 38,6 milioni di kWh, a settembre di 85,5 milioni di kWh e ad ottobre di circa 194 milioni di kWh. Dal 2004 al 2010 il risparmio complessivo del Paese è stato di 4,3 miliardi di kilowattora, pari ad un valore di circa 600 milioni di euro.