A conclusione del congresso, i giornalisti cattolici commentano le parole del Papa

La Verità si scrive con la maiuscola

Jesús Colina (Zenit.org)

CITTA’ DEL VATICANO – Alcuni dei 230 comunicatori cattolici di 85 Paesi ricevuti da Benedetto XVI, in occasione del congresso mondiale della stampa cattolica, hanno commentato con Zenit il discorso del Papa. Tutti concordano nel sottolineare che, per loro, la Verità si scrive con la maiuscola.
Tra i presenti all’udienza c’era Saverio Gaeta, giornalista del settimanale “Famiglia Cristiana”, che ha riconosciuto di essere stato colpito dal “richiamo che Benedetto XVI ha fatto a tutti noi, giornalisti cattolici, a ricercercare la Verità con mente e cuore appassionato, ma anche con professionalità”.
“Il suo appello è stato fondamentalmente un richiamo alla responsabilità che deriva dall’essere cattolici in modo esplicito attraverso l’impegno a percorrere la strada maestra della Verità”, ha aggiunto il giornalista e scrittore di libri di grande successo.
“Proprio la parola Verità è tornata molte volte nelle parole del Papa perché per lui la Verità significa ovviamente Gesù Cristo”, ha spiegato il comunicatore, che ha partecipato all’inedito congresso mondiale della stampa cattolica.
“In questo senso ha chiesto di non confondere il mondo virtuale con il mondo reale, di non confondere la fittizia idea di un bene astratto rispetto a quello che è il bene concreto che per noi è Gesu Cristo, che noi vogliamo annunciare con il nostro lavoro come giornalisti cattolici”.
Miguel Ángel Velasco, direttore del settimanale “Alfa y Omega”, edito dall’Arcidiocesi di Madrid e distribuito dal quotidiano ABC, ha confessato di essere rimasto particolarmente colpito dall’“appello personale a optare per Cristo. Da questo deriverà tutto il resto”.
Il giornalista ha sottolineato due idee originali tipiche di Joseph Ratzinger, che ha affrontato nel suo incontro con i comunicatori cattolici. “Da un lato, ha spiegato che vivere come se Dio non esistesse diventa un umanesimo disumano”.“In secondo luogo, ha detto che la nostra missione come giornalisti cattolici consiste nell’aiutare a mantenere accesa la lampada della speranza”, ha proseguito Velasco. “In un momento difficile come quello della società attuale, un appello alla speranza da parte del Papa è molto idoneo”.
Tra i partecipanti all’incontro c’era anche Ricardo Grzona, presidente della Fondazione Ramón Pané, che si dedica a comunicare con nuove tecnologie la Parola di Dio, creatore del progetto “Lectionautas”. Residente a Miami, Grzona ha iniziato la sua riflessione con Zenit partendo dalle parole rivolte al Papa dall’arcivescovo Claudio Maria Celli, presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, che ha presentato il contesto del lavoro dei comunicatori cattolici come quello della “dittatura del relativismo”.
L’espressione è stata utilizzata dal Cardinale Joseph Ratzinger nell’omelia che ha rivolto al Collegio cardinalizio all’inizio del conclave dal quale sarebbe uscito eletto Papa. “Il Santo Padre risponde con parole decisive”, ha sottolineato Grzona. In primo luogo, chiunque lavori nel giornalismo deve essere disposto a essere un messaggero della Verità, e bisogna stare attenti, perché la Verità non può essere confusa con la menzogna o con l’assenza di Verità”. “Al giorno d’oggi è molto comune la confusione tra reale e virtuale. Per questo il Papa ha concluso il suo discorso chiamandoci ad essere testimoni della Parola con la maiuscola, che si fa carne nel seno di Maria, Gesù di Nazareth, l’unica Parola che il Padre ha pronunciato per salvarci”. “Gesù ha detto ‘Io sono la verità’. Dobbiamo essere testimoni della Verità e non dell’apparenza della Verità”, ha concluso Grzona.
L’udienza ha anche lasciato un breve spazio a incontri più personali tra i comunicatori e il Papa. Tra coloro che lo hanno salutato personalmente c’è stato uno degli oratori del congresso della stampa cattolica mondiale, Daniel Arasa, docente della Facoltà di Comunicazione della Pontificia Università della Santa Croce. “Ho salutato il Santo Padre, gli ho detto che preghiamo molto per lui”, ha confessato Arasa a Zenit. “Sapendo che sono di Barcellona, mi ha detto che presto si recherà in Spagna. Io gli ho detto – ha concluso Arasa – che preghiamo per questo viaggio e che lo aspettiamo all’Università della Santa Croce. E in quel momento mi ha sorriso”.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *