La Fieg sollecita la firma del decreto e richiama l'attenzione sui gli altri problemi dell'editoria

“Tariffe postali: il minore dei mali possibili”

Carlo Malinconico

ROMA – La Fieg, presieduta da Carlo Malinconico, manifesta grande apprezzamento per la sollecitudine con cui il sottosegretario Bonaiuti ha espresso l’assenso della Presidenza del Consiglio dei ministri al testo del decreto interministeriale che fissa le tariffe massime applicabili per la spedizione postale dei prodotti editoriali. Si tratta dell’attuazione di quanto previsto dalla legge 1° ottobre 2010, n. 163, nella Gazzetta Ufficiale del 5 ottobre, che – per dare corso all’accordo tra Poste Italiane e Fieg del luglio scorso – con decorrenza 1° settembre 2010 affida a un decreto ministeriale applicativo la determinazione di dette tariffe massime, senza oneri a carico del bilancio dello Stato.
“Tale sollecitudine fa ben sperare – continua la Fieg – in una rapida conclusione della tormentata vicenda, con la firma dei Ministri dello sviluppo economico e dell’economia e delle finanze. Vicenda che ha visto gli editori sobbarcarsi un brusco incremento delle tariffe applicate fino al marzo di quest’anno, con un aumento che a regime (dal settembre 2011) si attesterà a circa il 62% e che peserà per il 2010 con un imprevisto incremento di dette spese che oscilla tra il 65 e il 75% rispetto alle previsioni.

L’accordo con Poste – ricorda la Fieg – è stato per gli editori “il minore dei mali possibili”, considerato che la sospensione a marzo di quest’anno delle tariffe agevolate aveva comportato un incremento dei costi di spedizione dei prodotti editoriali dell’ordine del 120%, con una sopravvenienza onerosa su bilanci già approvati assolutamente insostenibile.
L’auspicata prossima conclusione della vicenda delle tariffe postali sulla base di quanto convenuto da Fieg con Poste – conclude la Federazione degli editori – è l’occasione per richiamare l’attenzione del mondo politico sullo stato dell’editoria italiana che necessita di interventi significativi a salvaguardia della tenuta produttiva e occupazionale e dei valori insopprimibili che l’editoria incarna in una moderna democrazia”.

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