Attenti a non dare spazio a chi vuole accorciare il guinzaglio al quale legare i giornalisti

Un dossier come “arma del delitto”

Enzo Colimoro

Enzo Colimoro (Presidente Associazione Napoletana della Stampa)

NAPOLI – I carabinieri del Noe hanno fatto irruzione nella sede de Il Giornale e nelle abitazioni del direttore Sallusti e del vicedirettore Porro. I militari hanno agito su ordine della magistratura che indaga i due giornalisti per violenza privata. Vittima, secondo gli inquirenti, la presidente della Confindustria Emma Marcegaglia. Arma del delitto: un dossier giornalistico che i colleghi de Il Giornale avrebbero messo in conto di preparare allo scopo indurre la numero uno degli industriali italiani, seguendo quella che pare la logica interna all’’indagine, a non perseverare nelle critiche al governo Berlusconi.
I giornalisti italiani si sono battuti nel corso di questi anni perché non fossero adottati provvedimenti di legge che avrebbero imbavagliato la stampa e conseguentemente leso il diritto dei cittadini ad essere informati. Le ragioni di quella mobilitazione non sono esaurite. Il Capo dello Stato ha autorevolmente ricordato come la libertà di stampa in un Paese democratico non sia mai troppa. E’ di assoluta evidenza come il dovere di informare debba avere una sola premura: rispettare sempre e comunque la dignità delle persona, tutelare i minori e in generale i soggetti sociali più deboli, nel caso di inchieste rispettare la privacy di terzi che non siano direttamente coinvolti nelle indagini giudiziarie.
Ove questi limiti fossero superati i giornalisti sanno che non potrebbero invocare – come accaduto in passato – alcuna difesa di casta e di corporazione. E’ anche questa un’acquisizione maturata battendosi contro ogni bavaglio che lede diritti e non carica di responsabilità i soggetti che hanno il dovere di informare. Un’’azione preventiva – tuttavia – tesa a porre limiti o cercare di intimidire chi stia lavorando per raccogliere informazioni ai fini di produrre un’ inchiesta giornalistica solleva non pochi inquietanti interrogativi. Oggi tocca a Il Giornale, domani altri potrebbero finire sotto schiaffo per una fattispecie di reato che raramente finora aveva fatto la propria comparsa nel pur vasto arsenale di ipotesi di volta in volta agitato per accorciare il guinzaglio al quale tentare di legare i giornali e i giornalisti.

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