REGGIO CALABRIA (Ansa) – Un ordigno è stato fatto esplodere davanti al portone dell’abitazione del procuratore generale di Reggio Calabria, Salvatore Di Landro. L’esplosione ha mandato in frantumi i vetri delle finestre della casa del magistrato, che abita in un condominio, e di altre abitazioni vicine. Al momento della deflagrazione Di Landro si trovava in casa insieme alla moglie. Nessuno è rimasto ferito.
Sul luogo dell’esplosione sono giunti, per le indagini, carabinieri e polizia di Stato, insieme al pm di turno della Procura della Repubblica di Reggio Calabria. L’edificio in cui abita Di Landro è in via Rosselli e si affaccia sulla pubblica strada davanti al Parco Caserta. Per arrivare al portone, dunque, non bisogna superare alcun cancello. L’esplosione ha provocato danni gravi anche al portone dell’edificio in cui abita Di Landro.
Attentato a Reggio Calabria: il magistrato si trovava con la moglie - Nessun ferito
Bomba contro la casa del procuratore
Il palazzo, invece, non ha subito danni strutturali.
Nell’edificio davanti al quale è stato fatto esplodere l’ordigno abitano, oltre a quella del magistrato, altre quattro famiglie, ma non c’è alcun dubbio, secondo gli investigatori, che l’intimidazione sia diretta contro il procuratore generale. Secondo quanto è emerso dai primi accertamenti, l’ordigno, collegato ad una miccia a lenta combustione, sarebbe stato confezionato con tritolo.
L’attentato segue quello del 3 gennaio scorso contro la sede della Procura generale reggina. In quell’occasione due persone, giunte sul posto a bordo di una moto, fecero esplodere davanti al portone dell’ufficio un ordigno di medio potenziale.
Successivamente ci sono state una serie di intimidazioni ai danni di magistrati di Reggio Calabria nell’ambito di una strategia messa in atto dalla criminalità, secondo l’interpretazione che ne è stata data a livello investigativo e giudiziario, per delegittimarne l’operato. Buste con proiettili e minacce di morte sono state inviate, tra l’altro, al Procuratore della Repubblica, Giuseppe Pignatone, ed ai pm della Procura reggina Vincenzo Lombardo e Antonio De Bernardo.
La bomba contro la Procura generale di Reggio Calabria e le minacce ai magistrati indussero il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, a compiere, nel gennaio scorso, una visita in città per esprimere la sua solidarietà e vicinanza ai magistrati. Il giorno della visita del Capo dello Stato, quando Napolitano comunque aveva già lasciato la città, fu trovata un’automobile, lasciata lungo il percorso seguito dal corteo presidenziale, contenente un consistente quantitativo di armi.
La situazione richiamò anche l’attenzione del Governo, tanto che il 28 gennaio a Reggio Calabria ci fu una riunione del Consiglio dei Ministri, presieduta da Silvio Berlusconi, nel corso della quale fu approvato un piano straordinario per la lotta contro le mafie.