Il Consiglio Fnsi con la Busi che ha ricordato “feroci inchieste sulla Calabria”

“Lo svecchiamento è solo un alibi”

ROMA – “L’epurazione dai propri incarichi di giornalisti del Tg1, che hanno costruito il tessuto professionale e contribuito all’autorevolezza e alla credibilità del primo giornale del servizio pubblico nazionale”, è stata stigmatizzata, all’unanimità, dal Consiglio Nazionale della Federazione della Stampa Italiana.

Esprimendo “preoccupazione per la progressiva marginalizzazione di professionisti considerati non allineati alla direzione Minzolini”, il Consiglio Nazionale della Fnsi ritiene, inoltre, la situazione “tanto più allarmante  in presenza di un piano industriale dell’azienda teso al ridimensionamento degli spazi informativi in tutte le testate giornalistiche del servizio pubblico”.

Maria Luisa Busi

Il Consiglio Nazionale ha, quindi, espresso “stima e solidarietà alla consigliera Maria Luisa Busi per il coraggio e il disinteresse personale dimostrati nel rinunciare, cosa rara in una società che vive di esaltazione dell’immagine, alla conduzione in video della principale edizione del primo tg del Paese. Questa scelta – sottolinea l’ordine del giorno approvato – è stata fatta con grande coerenza da Maria Luisa Busi dopo avere, da professionista e da sindacalista, mosso critiche costruttive con l’unica preoccupazione per la possibile perdita di ascolto e di credibilità della propria testata”.

Scroscianti applausi hanno salutato i due interventi di Maria Luisa Busi, in Consiglio Nazionale, soprattutto quando ha chiesto che l’ordine del giorno comprendesse tutti gli altri suoi colleghi “esautorati in nome di uno svecchiamento che è solo un alibi”. La Busi ha, quindi, ricordato le sue “inchieste feroci sulla Calabria ed in particolare sul sistema sanitario calabrese che, evidentemente, hanno dato fastidio”.

La Busi, dopo aver ringraziato di cuore quanti le anno dimostrato calore, stima e affetto, ha, infatti, rifiutato la personalizzazione dell’ordine del giorno nei suoi confronti, sottolineando che “parlare di coraggio è sicuramente eccessivo, perché il coraggio è quello della collega che, a 47 anni, con grande forza e dignità combatte il tumore che vorrebbe strapparla alla vita”.

I commenti sono chiusi.