Le violenze del Web

Di Giuseppe Ielo e Monica Mariani

Internet fa sentire ormai la sua influenza in molti campi della vita degli individui, sia negli aspetti privati che in quelli sociali. Il web influisce sui comportamenti delle persone, facendo in modo che esse mettano in atto nuove strategie di relazione con gli altri. Gli atteggiamenti dei fruitori della rete quindi non sarebbero del tutto privi di condizionamento da parte del web che, secondo uno studio portato avanti da un gruppo di ricercatori della Kaohsiung Medical University, sarebbe in grado di spingerli ad assumere comportamenti violenti. I ricercatori hanno preso in considerazione 9405 adolescenti, i quali hanno dovuto rispondere a dei questionari riguardanti le attività che essi svolgono on line e al di fuori dal web. I risultati emersi testimonierebbero che esiste un 25 % di ragazzi e un 13 % di ragazze estremamente dipendenti da internet. I giovani secondo la ricerca sono condizionati ad essere più violenti dal fatto che si sottopongono ad una fruizione rilevante di contenuti web improntati alla violenza, come filmati pornografici e videogames  aggressivi; un ruolo fondamentale in questa prospettiva è rappresentato anche dall’uso dei social network. Infatti da una ricerca condotta da Microsoft in 11 paesi europei, Italia compresa, su 14mila utenti, presentata in occasione del Safer Internet Day 2010, la giornata europea per la sicurezza in Rete, emerge che i giovani non hanno sufficiente consapevolezza dei pericoli che si incontrano su Internet, anzi sono troppo sicuri delle proprie conoscenze per evitare le insidie della rete. Questa mancanza di conoscenza è confermata dai dati relativi ad una ricerca Msn, su un campione di giovani tra i 14 e i 16 anni dai quali risulta che, il 60% dei minorenni dichiara di essere caduto nella trappola preparata da sconosciuti navigatori della rete pronti a tendere agguati. Nel 37% dei casi le imboscate virtuali riescono a concretizzarsi e per il 7% degli episodi le famiglie restano all’oscuro di tutto. In Italia, ad esempio, il 26% dei ragazzi condivide il proprio indirizzo di casa, il 56% indica il nome della propria scuola, il 76% si scambia foto e video anche di amici e il 59% l’indirizzo di posta elettronica o di instant messaging. Evidentemente anche solo una di queste informazioni, condivisa senza attenzione nel Web, può permettere ad eventuali malintenzionati di soggiogare i navigatori meno esperti. Alla luce di dati tanto allarmanti, si evince il bisogno da parte della società di prendere provvedimenti.

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