
Paul Tighe
CITTA’ DEL VATICANO – Hanno ancora un futuro i giornali e i periodici stampati? Quale valore ha la parola scritta in un panorama sempre più dominato dalle immagini? E all’interno di tutto questo, quali prospettive esistono per la stampa cattolica?”. Sono alcuni degli interrogativi al centro del congresso della stampa cattolica, che il Pontificio Consiglio delle comunicazioni sociali (Pccs) promuove in Vaticano dal 4 al 7 ottobre. Alla vigilia dell’incontro, mons. Paul Tighe, segretario del dicastero vaticano, così sintetizza in un’intervista al Sir le aspettative principali del Pontificio Consiglio per l’evento: “Si vuole creare una ‘dinamica di comunione’ tra i partecipanti, apprezzando le cose buone già avviate nei diversi Paesi e facilitando la creazione di reti informali fra i presenti. In questo, Internet può offrire un valido aiuto. Perciò le prospettive del Pontificio Consiglio sono quelle di rendere un supporto concreto al mondo della comunicazione, puntando soprattutto sull’approfondimento e sulla riflessione. È un impegno che fa bene anche al nostro lavoro quotidiano”. I temi affrontati, prosegue mons. Tighe, “saranno quelli dell’informazione e della comunicazione oggi, anche alla luce del tema scelto per la 45ª Giornata mondiale delle comunicazioni sociali. L’accento sarà in particolare sulla stampa scritta”.
Mons. Tighe si sofferma anche sul tema scelto dal Papa per la 45ª Giornata mondiale delle comunicazioni sociali (“Verità, annuncio e autenticità di vita nell’era digitale”), comunicato dalla sala stampa vaticana il 29 settembre. “La scansione stessa di questo tema – spiega il segretario del Pccs – pone di fronte all’essenziale del mondo della comunicazione; quella tradizionale e tutta l’altra connotata dalla dimensione digitale. La verità è l’obiettivo primario e comune che assicura e si fa garante non solo di un passaggio tecnico ma di un nuovo modo di relazionarsi”. A tal proposito mons. Tighe ricorda che “senza l’apporto della verità il salto tecnologico non avrebbe altro valore se non quello di una semplice modifica, per quanto significativa. L’era digitale, di per sé, non comporta nessun cambio d’orizzonte rispetto ai valori in gioco; semmai pone in risalto l’elemento di un’autenticità di vita che rappresenta, in qualche modo, la verifica di un sincero atteggiamento personale verso la ricerca della verità”. Per il segretario del dicastero vaticano, “una comunicazione al servizio della verità mette in campo, al massimo livello, tutti i propri valori: la vocazione al dialogo, il rispetto della persona, il desiderio di allargare le conoscenze. Ma non basta: questa ricerca – conclude – porta scarsi frutti se non riesce a dare il giusto rilievo al dato della competenza e della professionalità”.