
Silvio Berlusconi disperato per il Ko del Governo a Montecitorio
ROMA – L’aula della Camera boccia l’articolo 1 del rendiconto generale del bilancio dello Stato 2010 e scoppia la polemica. L’opposizione chiede formalmente le dimissioni del governo, nel Pdl si punta il dito contro i deputati e ministri assenti, tra cui figurano anche Umberto Bossi e Giulio Tremonti.
Gianfranco Fini convoca la riunione dei capigruppo e parla di “evidenti implicazioni politiche” del voto appena consumatosi. Ma Umberto Bossi blocca le richieste dell’opposizione: “No, per adesso il governo non viene giù”.
Quindi il governo va avanti? “Per adesso sì”.
Quattro i deputati della Lega che non hanno votato. Oltre al ministro Umberto Bossi, che stava rispondendo in Transatlantico a una cronista, mancava Matteo Brigantini ed erano in missione Stefano Stefani e Roberto Maroni.
Diciassette gli assenti del Pdl. In missione Stefano Saglia e i ministri Franco Frattini e Giulio Tremonti. Non hanno partecipato al voto Filippo Ascierto, Vincenzo Barba, Elena Centemero, Giuseppe Cossiga, Sabrina De Camillis, Pietro Franzoso, Marco Martinelli, Antonio Martino, Giustina Destro, Dore Misuraca, Claudio Scajola, Umberto Scapagnini, Piero Testoni e Alfonso Papa, in carcere da luglio.
Sette gli assenti in Popolo e Territorio. A parte il sottosegretario Catia Polidori in missione, mancavano Pippo Gianni, Paolo Guzzanti, Andrea Orsini, Francesco Pionati, Americo Porfidia e Domenico Scilipoti.
Nel gruppo misto (in cui convivono sia sostenitori della maggioranza sia dell’opposizione) gli assenti erano di cui la metà in missione. Mancavano tra gli altri Gianfranco Miccichè e Andrea Ronchi.
La votazione che fa andare sotto il governo avviene a metà pomeriggio, proprio mentre il presidente del Consiglio – alla Camera per partecipare alla presentazione del volume “Gaetano Martino, 1900 – 1967” con il Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, e lo stesso Fini – fa il suo ingresso nell’emiciclo di Montecitorio e fa appena in tempo ad esprimere il suo voto.
Il premier poi si riunisce nelle sale del governo con il ministro dell’Economia e diversi deputati Pdl e ministri. Chi ha ascoltato le parole di Berlusconi lo descrive irritato per l’accaduto, ma anche intenzionato a ridimensionare la portata del voto: solo un incidente tecnico, avrebbe spiegato ai suoi, al quale si può porre rimedio e che non avrà alcuna ripercussione sulla tenuta del governo.
La maggioranza, infatti, sta già correndo ai ripari e tra le ipotesi in campo c’è anche quella di presentare un maxiemendamento sul quale porre la fiducia, così da dimostrare in aula che l’esecutivo ha i numeri per andare avanti. A chiedere un voto di fiducia è il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, assieme al capogruppo Cicchitto. La linea sarà decisa questa sera in un vertice a palazzo Grazioli. Intanto, domani mattina Fini riunirà la Giunta per il regolamento per decidere il da farsi e successivamente ci sarà una nuova riunione dei capigruppo.
Le parole del presidente della Camera sono eloquenti: “la richiesta di sospensione dei lavori da parte della maggioranza va accolta anche per le evidenti implicazioni di carattere politico” del voto. Nel Pdl diversi esponenti criticano Tremonti: lo fa Laboccetta, che definisce il comportamento del ministro dell’Economia “inaccettabile”. Lo fa, Edmondo Cirielli, che ne chiede le dimissioni.
Il Pd, con il capogruppo Dario Franceschini, avanza formalmente la richiesta di dimissioni dell’intero esecutivo: se ci fosse “un minimo di dignità personale oltre che politica Berlusconi sarebbe già al Quirinale”.
In serata arriva la nota del Mef, in cui si sottolinea che non c’era alcuna ragione politica dietro la mancata presenza del ministro al voto. “A poche ore dalla presentazione della Legge di Stabilità il ministro Tremonti era al ministero – si legge nel comunicato – impegnato con gli uffici di Gabinetto nella valutazione dei dossier relativi a ciascun ministero. In aula in rappresentanza del ministero erano presenti i sottosegretari”.
“Mi aspetto che Berlusconi si convinca ad andare al Quirinale”.
Così Pier Luigi Bersani ha commentato la bocciatura in Aula alla Camera. “Un governo bocciato sul consuntivo non può fare l’assestamento e un governo che non può fare l’assestamento è un governo che non c’è più”, ha detto il segretario del Pd ai cronisti.
Il governo chiederà la fiducia sulle dichiarazioni politiche che il premier, Silvio Berlusconi, farà alle Camere già domani o giovedì. E’ questo l’esito del vertice tenutosi a palazzo Grazioli. Il premier ha ripetuto che la bocciatura dell’articolo 1 del rendiconto generale del bilancio dello Stato 2010 da parte della Camera è stato solo un incidente parlamentare e che il governo va avanti.
Si attende anche la riunione della giunta per il regolamento. Ma la linea di maggioranza e governo, decisa nel vertice di Palazzo Grazioli, è quella di riscrivere un nuovo provvedimento sul rendiconto generale del bilancio dello Stato 2010, riapprovarlo in Consiglio dei Ministri per poi sottoporlo nuovamente all’esame dell’Aula. Sembra, infatti, riferiscono fonti presenti al vertice, che l’ipotesi di un maxiemendamento su cui porre la fiducia sia una strada impraticabile per la materia in oggetto.
Quindi, sempre attendendo le decisioni che saranno assunte domani in giunta il governo è comunque orientato a riscrivere in toto il testo, compreso quindi l’articolo 1 bocciato dall’Aula di Montecitorio.