
Irina Khalip con il marito Andrei Sannikov
MINSK (Bielorussia) – Le critiche e le proteste occidentali non fermano la macchina “punitiva” di Alexandr Lukashenko. Due giorni dopo la condanna del suo principale sfidante, Andrei Sannikov, a cinque anni di carcere, oggi è stata la volta della moglie, la giornalista Irina Khalip: due anni di prigione con sospensione di pena.
Si tratta del ventisettesimo verdetto di colpevolezza per la partecipazione alla manifestazione del 19 dicembre, quando l’opposizione osò contestare il plebiscito ufficiale attribuito a Lukashenko, che veniva rieletto per un quarto mandato con quasi l’80% dei voti.
La condanna di Sannikov, sabato scorso, ha scatenato una raffica di critiche internazionali, che prospettano un ulteriore isolamento del regime bielorusso. Gli Usa hanno puntato il dito contro un atto “a motivazione politica”, precisando che Washington potrebbe “rivedere i propri rapporti” con la repubblica ex sovietica. L’Unione Europea ha detto che saranno esaminate “misure restrittive” da aggiungere alle sanzioni già varate. Anche la Farnesina ha espresso “forte preoccupazione”.
Il tribunale Zavodsky di Minsk ha giudicato colpevole la Khalip di partecipazione ad azioni di gruppo che violano gravemente l’ordine pubblico. Dopo la lettura del verdetto, la giornalista è tornata a casa, dove sino ad oggi era tenuta agli arresti domiciliari e dove è stata accolta da amici e sostenitori con mazzi di fiori e auguri.
“Credo che mio marito non sconterà tutta la pena a cui è stato condannato, lo useranno come moneta di scambio”, ha dichiarato, secondo Ria Novosti, sostenendo che Sannikov diventerà “merce” per cercare di far revocare sanzioni o per ottenere prestiti.
La Khalip, 43 anni, madre di un bimbo di quattro anni, durante il processo ha negato i fatti contestati, affermando di avere fatto solo il suo lavoro di giornalista: lavora per il quotidiano russo Nezavisimya Gazeta, la testata di Anna Politkovskaya. Oggi il direttore Dmitri Muratov ha criticato “un giudizio politicamente motivato e molto crudele”.