Accusato di essersi piegato alle pressioni degli Stati Uniti, Wadah Khanfar si dimette ma nega. La Siria: “E’ un bugiardo”

Wikileaks fa saltare il direttore di Al Jazeera

Wadah Khanfar negli studi di Al Jazeera

Alberto Zanconato

BEIRUT (Libano)- “Non mi sono mai piegato alle pressioni degli Usa o di qualsiasi altro governo”: in una intervista alla sua ex emittente, Wadah Khanfar si è lanciato in una fiera autodifesa del suo operato di otto anni come direttore di Al Jazeera, un giorno dopo l’annuncio delle dimissioni che hanno fatto seguito alla pubblicazione da parte di Wikileaks di documenti in cui lo si accusa di essere sceso a patti con Washington.
“La ragione per cui mi sono dimesso è che otto anni sono sufficienti in un posto di responsabilità come questo”, ha affermato Khanfar, rivendicando di essere riuscito a fare della televisione satellitare panaraba con base in Qatar “un leader globale dell’informazione”.
Al posto di Khanfar è stato nominato direttore Sheikh Ahmed bin Jassim bin Mohammed Al Thani, un qatarino della famiglia reale che è anche un funzionario della Qatargas, la più grande azienda mondiale nel settore del gas naturale. Secondo i documenti pubblicati da Wikileaks, Khanfar avrebbe accettato di cambiare il contenuto di alcuni reportage in seguito a pressioni dell’Intelligence militare degli Stati Uniti.
Accuse che hanno suscitato sorpresa nel mondo dei media internazionali, dove la tv panaraba si è affermata nell’ultimo decennio anche come protagonista di episodi che l’hanno vista ai ferri corti con l’amministrazione americana. Un caso su tutti fu quello della morte di un giornalista giordano dell’emittente, Tareq Ayoub, ucciso da un bombardamento americano contro la sede della televisione a Baghdad l’8 aprile del 2003, un giorno prima dell’ingresso delle truppe americane nella capitale irachena. Ma in quell’anno Al Jazeera si mise in luce anche per la trasmissione di discorsi di Osama bin Laden e del primo messaggio del presidente iracheno Saddam Hussein dopo il rovesciamento del suo regime.
Numerosi anche gli incidenti tra Al Jazeera e i regimi dell’altro fronte, quello anti-americano. L’Iran chiuse temporaneamente l’ufficio di corrispondenza a Teheran nel 2005, accusando la televisione di fomentare il malcontento tra la minoranza araba nel sud-ovest del Paese.
La Siria, da parte sua, non ha perso occasione negli ultimi mesi per additare l’emittente del Qatar come agente di un complotto contro il regime di Damasco, e i quotidiani ufficiali hanno pubblicato ieri in prima pagina la notizia delle dimissioni di Khanfar con toni trionfali. “Dimesso perché la corda del bugiardo è corta”, titola il quotidiano Tishrin, con un proverbio arabo che corrisponde all’italiano “Le bugie hanno le gambe corte”.
Ma Khanfar, giornalista di origine palestinese che aveva cominciato a lavorare per Al Jazira come corrispondente in Africa, Iraq e Afghanistan, ha affermato di “non avere mai avuto con alcun governo rapporti tali che potessero imporci cosa fare”. “Ovviamente – ha aggiunto – abbiamo avuto pressioni, per esempio sulla copertura di notizie relative a Osama bin Laden o sull’Iraq, ma abbiamo continuato a lavorare come prima. Del resto, gli Usa sono sempre stati critici in merito al nostro lavoro, nostri giornalisti sono stati imprigionati, nostri uffici sono stati bombardati dagli Americani”.

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