
Rupert Murdoch
ROMA – ”We are sorry for the serious wrongdoing that occurted” (Ci scusiamo per i gravi torti che sono stati fatti), firmato: ”In fede, Rupert Murdoch”.
Con questa frase che campeggia a tutta pagina oggi News International, la filiale britannica di NewsCorp del tycoon australiano si è comprata uno spazio pubblicitario sui giornali britannici chiedendo scusa a lettori e cittadini per la vicenda delle intercettazione al centro dello scandalo che sta travolgendo l’impero mediatico di Murdoch sulle due sponde dell’Atlantico.
L’aveva raggiunta in volo dall’Australia per tenerla ancora una volta sotto braccio e mostrarla al mondo come la sua “priorita”, nonostante tutto e sopra tutto, anche tutto il fango – gettato e ricevuto – nel bel mezzo della crisi che ha scosso, probabilmente per sempre, il suo impero.
Ma Rupert Murdoch non ha potuto più proteggerla e oggi Rebekah Brooks si è arresa e ha presentato le dimissioni da amministratore delegato di News International.
A sostituirla dall’Italia vola a Londra Tom Mockridge, capo di Sky Italia fin dal suo lancio nel 2003.
Pura formalità era stata la prima volta che la ‘rossa di ferro’ aveva presentato le sue dimissioni al capo, con cui ha un rapporto strettissimo tanto che la chiamano la sua ‘settima figlia’: Murdoch le aveva rifiutate. Piuttosto aveva sacrificato lo storico News of the World, chiuso dopo 168 anni di vita, eliminando la ‘mela marcia’ nel tentativo di salvare il salvabile dopo lo scandalo delle intercettazioni, e la Brooks si era pure presentata davanti all’assemblea dei giornalisti -tutti liquidati insieme con il giornale- promettendo che li avrebbe aiutati a trovare un nuovo lavoro.
Ma il sigillo ai 22 anni di fulminante carriera della giornalista, poi direttrice di testate del gruppo fino a numero uno di News International, sembra averlo messo il principe saudita miliardario Al Walid bin Talal, il maggiore azionista del gruppo fuori dalla famiglia Murdoch, che ne ha chiesto la testa: “Sicuro che deve andarsene, certo che deve lasciare – ha detto al Walid – l’etica per me è molto importante. Non posso trattare con una società che ha un uomo o una donna sulla cui integrità pesano dubbi”. Messaggio chiarissimo e che, evidentemente, più ha potuto dei ripetuti appelli giunti da più parti, compreso il primo ministro David Cameron, che oggi ha definito l’uscita di scena della Brooks – anche sua amica personale – “la decisione giusta”.
Poi la giornata si è trasformata in un fiume di scuse. “Ho creduto che le nostre azioni giuste e responsabili ci avrebbero condotto fuori dalla crisi. Ma il mio desiderio di restare ha fatto di me il centro del dibattito”, ha spiegato la Brooks in una nota ai dipendenti del gruppo, “in quanto capo amministratore delegato del gruppo, sento un profondo senso di responsabilità per coloro che abbiamo danneggiato e voglio ribadire quanto mi dispiace per quello che adesso sappiamo essere accaduto”.
E, a seguire, fino a Rupert Murdoch in persona che, per scusarsi con il Paese, ha acquistato una pagina su tutti i giornali britannici di oggi.
“Ci dispiace per gli errori commessi. Siamo profondamente spiacenti per il dolore sofferto dagli individui colpiti. Ci rammarichiamo di non aver agito più velocemente per risolvere il problema. So che delle semplici scuse non sono abbastanza”, si legge nell’annuncio firmato Rupert Murdoch. E, quasi a voler chiudere il cerchio, il magnate australiano ha poi incontrato i familiari di Milly Dowler, l’adolescente uccisa nel 2002 ed il cui cellulare era stato intercettato dai giornalisti del News of the World, cosa che – scoperta – ha fatto esplodere lo scandalo, per scusarsi anche con loro.