Una commissione d’inchiesta per fare piena luce sul barbaro omicidio di Raza Yousuf Gilani

Il giornalista dell’Adnkronos torturato a morte

Syed Saleem Shahzad

ISLAMABAD (Pakistan) – E’ una “commissione di inchiesta congiunta” quella creata dal governo pakistano di Raza Yousuf Gilani per verificare le circostanze della morte di Syed Saleem Shahzad, il corrispondente di Aki-Adnkronos International trovato morto, ieri, a 150 da Islamabad. Come apprende Aki, tutti i servizi di intelligence e di sicurezza pakistani saranno coinvolti nell’indagine.
Il ministro pakistano dell’Interno, Rehman Malik, ne ha dato personalmente notizia alla famiglia del giornalista. Citato da Geo News, proprio Malik dichiara che potrebbe essere un caso di vendetta personale. Il ministro si è recato nella casa di Salim Shehzad nella notte per portare le condoglianze alla famiglia ed esprimere ferma condanna dell’assassinio.
Il ministro ha, poi, disposto l’uso di armi di piccolo calibro affidate ai giornalisti in modo che possano provvedere alla propria difesa personale in un contesto difficile come quello del Pakistan.
La richiesta di un’indagine urgente sulla morte di Shahzad, per la quale non ci sono ancora rivendicazioni, è arrivata martedì dal premier Raza Yousuf Gilani, il quale ha assicurato che i colpevoli saranno puniti. Il governo, ha dichiarato, “crede fermamente nella libertà di espressione e la considera un ingrediente essenziale per rafforzare i valori democratici”.
Varie le piste che si seguono, da quella dell’estremismo religioso a quella politica. Di recente Shahzad si era occupato di infiltrazioni di al-Qaeda nei vertici militari del Paese ma ieri l’Isi, i potenti servizi di sicurezza pakistani, hanno categoricamente escluso che apparati dello Stato possano essere coinvolti nella morte del reporter.
L’omicidio del reporter è, inoltre, nell’agenda della riunione di coordinamento tra ambasciatori dell’Unione europea in programma per oggi nella capitale pakistana. La questione è stata portata all’ordine del giorno dall’ambasciatore italiano, Vincenzo Prati, fin da quando è stata data notizia della scomparsa del giornalista domenica sera.
E un “benvenuto” all’inchiesta ordinata da Gilani è arrivato anche dagli Stati Uniti con il segretario di Stato, Hillary Clinton, che ha “condannato con forza il rapimento e l’uccisione di Shahzad”, il cui “lavoro sulle questioni di terrorismo e di intelligence in Pakistan metteva in luce i problemi che l’estremismo porta alla stabilità del Paese”.
Condanna da parte anche dell’Associazione degli avvocati pakistani (Apl) basata in Gran Bretagna che ha rivolto un appello alle autorità affinché non venga lasciato nulla di intentato nell’inchiesta mirata a individuare gli omicidi.
Il presidente di Apl, Amjad Malik, ha detto in un comunicato che l’ultima uccisione di un uomo dell’informazione dimostra come il clima attuale nel Paese asiatico sia lontano dall’essere soddisfacente per chi chiedere in un’informazione indipendente e trasparante.
L’Apl ha, quindi, ribadito la sua posizione favorevole al rafforzamento e alla promosione della libertà di espressione e di tollerante come stabilito nella Costituzione pakistana del 1973 e considera inalienabile il diritto delle persone alla libertà di parola.
Pur apprezzando l’avvio immediato di un’inchiesta sull’omicidio di Shehzad da parte del presidente pakistano Asif Zardari e del primo ministro Gilani, l’Apl ha chiesto che sia garantita la protezione e un trattamento equivalente per i giornalisti della carta stampata e per quelli che operano su media elettronici.
L’associazione ha, quindi, sottolineato la necessità di consegnare i colpevoli di questo crimine brutale alla giustizia in un tempo limitato e si provveda a una compensazione per la famiglia della vittima.
Intanto, oggi, si svolgono i funerali di Syed Saleem Shahzad. La cerimonia si tiene nei pressi di una moschea vicina alla casa di famiglia, dove da ieri notte sono riuniti familiari e amici di Shahzad. “I familiari, e soprattutto la moglie e i figli, sono estremamente scioccati – dice, ad Aki, Zafar Sheikh, corrispondente da Islamabad di Saudi Tv e amico fraterno del giornalista – per ora non vogliono avere contatti con i media, non rilasciano interviste e non si fanno riprendere dalle telecamere”. Shazad, morto probabilmente in seguito a torture, lascia tre figli, due maschi di 13 e 7 anni e una femmina di 11.

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