A ribadirne la necessità, insieme a quella di un piano per il rilancio, è il cdr della testata

Un “direttore a tutto tondo” per Rai Parlamento

ROMA – Rai Parlamento ha bisogno di un “direttore a tutto tondo” e di “un piano editoriale teso al rilancio”. A confermare la sua posizione in una nota è il comitato di redazione della testata, che “ribadisce lo stato di agitazione già indetto” e “la richiesta di un confronto con la Vigilanza” e annuncia “la ferma intenzione di attivare, in mancanza di nuovi e positivi sviluppi, tutte le forme di protesta sindacale che si renderanno necessarie, compreso il mancato commento giornalistico alle dirette del Parlamento”.
“Più di cinque mesi con una direzione a interim e nella totale latitanza di un piano editoriale che affronti i problemi del presente ed indichi un qualsivoglia futuro. E’ il paradosso di Rai Parlamento: una realtà produttiva – sottolinea il cdr di Rai Parlamento – tra le più antiche dell’azienda nonché, forse, quella più variamente impegnata ad interpretare le possibili declinazioni del concetto di servizio pubblico. Nella sua offerta televisiva si trova infatti di tutto: dirette dal Parlamento, Question Time, programmi dell’accesso, informazione istituzionale, tg e rubriche, nonché tribune elettorali come quelle che a breve la vedranno nuovamente impegnata in vista dei referendum del giugno prossimo.
“Da un tempo ormai troppo lungo – accusa ancora il cdr – le redazioni di Rai Parlamento formalmente chiedono, e pazientemente attendono, un segnale di attenzione da parte dell’azienda, ma la congiura del silenzio, un silenzio assordante, continua. La nomina di un direttore ‘a tutto tondo’ viene infatti rimandata di settimana in settimana, lasciando la testata priva di punti fermi e con un crescente senso di amarezza. Vorremmo voltare pagina con un piano editoriale teso al rilancio, che affronti in modo credibile le esistenti opportunità di crescita: vale a dire quei ‘treni’ su cui – con una cabina di regia praticamente vuota – rischiamo davvero di non salire mai, a partire dai canali digitali istituzionali”.

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