Flaminia Bussotti e Peter Magyar
VIENNA (Austria) – Un mese e mezzo dopo la sua entrata in vigore, il governo conservatore ungherese del premier Viktor Orban si è detto pronto a modificare la nuova legge sui media, ribattezzata nel frattempo “legge bavaglio”, che introduceva sostanziali restrizioni della libertà di stampa ed era stata criticata come liberticida da molti stati europei e dalla Commissione Ue.
A quanto assicurato, le modifiche saranno apportate nel giro di due settimane. Budapest evita così di essere fatta oggetto di un procedimento di infrazione da parte di Bruxelles e mette anche al riparo da rischi peggiori il proprio semestre di presidenza dell’Ue, burrascosamente cominciato l’1 gennaio scorso.
La decisione di Budapest è stata accolta con sollievo a Bruxelles: “sono molto soddisfatta che le autorità ungheresi abbiano accettato di emendare la legge” e di garantire il rispetto del diritto europeo, in particolare della Carta dei diritti fondamentali, ha detto la commissaria competente, Neelie Kroes.
La Commissione comunque, ha sottolineato, “continuerà a vigilare” per assicurarsi che le modifiche annunciate siano effettivamente apportate e che la legge emendata sia “correttamente applicata”.
Il governo ungherese presenterà in Parlamento le modifiche alla legge entro “due settimane”, ha dichiarato ieri a Budapest il sottosegretario Zoltan Kovacs, responsabile del governo per le comunicazioni. La legge era stata adottata alla fine del 2010 dal Parlamento ungherese, dove il partito di governo del premier Orban – Fidesz – detiene una maggioranza di due terzi, un record nella storia dell’Ungheria democratica. L’1 gennaio scorso era entrata in vigore e subito si era attirata le critiche di mezza Europa, oltre che dei media ungheresi e dell’opposizione socialista interna.
Le accuse di attentato alla libertà di stampa e le polemiche seguite marcavano anche il debutto dell’Ungheria alla sua prima presidenza dell’Ue dall’ingresso nell’ Unione nel 2004. Insistere con la legge avrebbe portato Budapest dritto dritto verso la procedura di infrazione, e verso un fallimento plateale del suo semestre di presidenza. Violazione delle direttive europee sugli audiovisivi, dei Trattati europei nonché della Carta europea dei diritti fondamentali, il che sarebbe stato il primo caso in Europa, questi i rilievi mossi da Bruxelles che avrebbero giustificato l’avvio della procedura di infrazione.
I punti controversi, che ora verranno emendati, quattro in tutto, riguardavano in particolare l’obbligo di “copertura equilibrata” pena sanzioni salate (adesso il concetto sarà sostituito col “principio di par condicio”). Inoltre, i media audiovisivi basati all’estero non saranno più soggetti alla legge,e sarà ammorbidito l’obbligo di registrazione di tutte le testate presso una autorità nazionale per i media, creata all’inizio dell’anno e composta esclusivamente da membri vicini al governo con mandato di nove anni.
Un’altra correzione riguarda l’articolo che secondo la Commissione Ue avrebbe potuto aprire la strada a una censura della stampa, nonché lo stralcio del divieto di offesa a rappresentanti di minoranze, o maggioranze, sostituito ora col divieto più mite di “incitamento all’odio e alla discriminazione”. Secondo il sottosegretario Kovacs, con queste modifiche, “la legge ora sarà totalmente in linea con le norme europee”. Per il capogruppo socialista ungherese al Parlamento europeo, Csaba Tabajdi, “il governo Orban è stato messo in ginocchio dalla Commissione”. Le modifiche sono benvenute ma anche con la nuova legge, ha sottolineato, resta il problema che l’autorità sui media è composta solo da rappresentanti governativi.