L'omelia dell'arcivescovo di Reggio Calabria, ieri sera, a conclusione delle feste patronali

«Siamo con chi non si lascia intimidire»

Mons. Vittorio Mondello

Antonio Denisi

REGGIO CALABRIA – L’omelia che tradizionalmente l’arcivescovo di Reggio, mons. Vittorio Mondello,  rivolge alla comunità diocesana e alla città di Reggio Calabria tutta, in occasione delle Feste Mariane, inizia quest’anno con il riconoscimento che “stiamo vivendo un periodo di crisi mondiale che non è soltanto crisi economica, ma anche morale, civile e religiosa.
Un periodo – ricorda l’arcivescovo, giornalista pubblicista iscritto al Sindacato dei Giornalisti della Calabria ed all’Unione Stampa Cattolica della Calabria – che facilmente potrebbe portare allo scoraggiamento e alla disperazione, ma è proprio dalla nostra Madonna della Consolazione che riceviamo l’aiuto a non disperare e ad affidarci a lei per continuare il nostro impegno per il progresso economico, morale, civile e religioso del nostro Popolo.
Ed il primo impegno al quale, siamo tutti chiamati, cristiani e non – afferma mons. Mondello – è quello educativo, posto anche dalla Cei al centro degli Orientamenti pastorali per il decennio 2011-2020.
Un impegno che nasce dal riscontro che vi è una pericolosa carenza di formazione, a causa della quale tanti giovani finiscono con il lasciarsi trascinare passivamente dagli avvenimenti senza saper fare le loro scelte e senza offrire il loro contributo per la crescita del bene comune. La responsabilità di tutto questo non è da attribuire semplicemente ai giovani, ma a quelle istituzioni che per loro natura sono preposte al compito educativo delle nuove generazioni.

Tra queste istituzioni l’arcivescovo si sofferma sulla famiglia e sulla scuola che sembrano aver abdicato al loro compito fondamentale, ed anche sulla Chiesa che riconosce e vede nei suoi peccati l’invito del Signore alla purificazione e ad una vita più esemplare.

Mons. Mondello continua la sua omelia sottolineando, in modo chiaro e forte, come “un’altra carenza educativa ci sembra che si manifesti oggi in modo particolare nel campo politico. Quell’attività politica, che dagli ultimi papi e dallo stesso don Luigi Sturzo, è stata presentata come il più grande atto d’amore che un cristiano possa fare, a volte diventa il più grande atto di ingiustizia quando agisce contro il bene comune nella ricerca esclusiva di propri interessi personali.
Dinanzi alla troppo fragile stagione politica, che siamo costretti a registrare sia a livello nazionale come a quello locale, non tocca a noi indicare le vie da seguire per risolvere i problemi che non vengono adeguatamente risolti.
A noi – sottolinea mons. Vittorio Mondello – compete ricordare, specialmente ai cristiani che si impegnano in campo politico che per essere cristiani e politici è necessario:
a) essere preparati nella conoscenza dei problemi che assillano la società e saper trovare le soluzioni adeguate;
b) essere pronti a non venire a patti con la propria coscienza, scusandosi col dire che altrimenti non si può fare politica;
c) essere disposti, se messi davanti all’aut – aut, cioè o lasciare o accettare un compromesso lesivo dell’onestà, a lasciare;
d) essere nel contempo aperti al confronto e a qualsiasi sacrificio personale o di partito per ricercare ad ogni  costo il bene comune.
Ci sono tanti esempi di cristiani impegnati in politica che hanno messo in pratica quanto sopra indicato.
Mi auguro – aggiunge l’arcivescovo di Reggio Calabria – che tali esempi possano ancora oggi essere seguiti da tanti altri per il bene dell’Italia intera e delle sue varie componenti.

Un richiamo, infine, ai continui attentati mafiosi per assicurare la solidarietà della Chiesa a chi combatte ogni giorno contro la ‘ndrangheta: “Gli attentati, rivolti troppo spesso contro la Magistratura, come quello di qualche settimana fa contro il Procuratore Generale della Repubblica di Reggio Calabria, dott. Salvatore Di Landro, al quale va tutta la nostra solidarietà, sono la dimostrazione di una carenza di educazione e la manifestazione di una subcultura mafiosa. Questa mentalità mafiosa, difficile da estirpare, induce molti a sentirsi dominatori degli altri e a non sopportare alcuna opposizione alle proprie richieste e al proprio interesse e predominio.
Noi come Chiesa – afferma Mondello – siamo vicini non solo al dottor Di Landro, ma a quanti – nella Magistratura e nelle altre Istituzioni – non si lasciano intimidire e vanno avanti con coraggio. A chiunque si trova a combattere questa straordinaria battaglia di libertà e di civiltà assicuriamo la nostra umile, quotidiana preghiera.

Dopo aver analizzato la situazione socio-politica, mons. Mondello presenta come ogni anno alla città gli impegni pastorali scaturiti dal Convegno pastorale Diocesano appena conclusosi sul tema “Lavoro e festa”. Impegni che possono sintetizzarsi nella necessità per la comunità diocesana di essere una comunità attenta e solidale col proprio territorio; una comunità educante ed educata a partire dalle parrocchie e in sinergia con le agenzie del mondo dell’istruzione, del lavoro, del tempo libero; una comunità profetica e scomoda che sa testimoniare nel quotidiano il famoso “annunciare, denunciare, rinunciare”, senza porsi in modo “altro” rispetto ai fenomeni, ma accanto agli uomini e per questo in parrocchia in particolare, la gente deve trovare, oltre che un luogo per pregare, anche un luogo dove possano confrontarsi e discutere i problemi della propria vita politica, sociale, economica di ogni giorno, per trovare insieme nuove risposte ed iniziative; infine, una comunità estroversa ed accogliente che sa parlare e testimoniare all’uomo di oggi della festa e della gioia in senso cristiano”.

Un accenno, in chiusura d’omelia, all’ormai imminente 46.ma Settimana Sociale dei Cattolici Italiani, che si svolgerà a Reggio Calabria dal 14 al 17 ottobre, un avvenimento di eccezionale importanza che dà alla città la possibilità di farsi meglio conoscere da tutti gli italiani, ma soprattutto la capacità di sapersi rinnovare in modo da rispondere alle esigenze del nostro tempo.

E la preghiera finale dell’arcivescovo Vittorio Mondello “alla Madre della Consolazione, che nel segreto e nel silenzio ha contemplato il Volto del Figlio Risorto, affinchè ci sostenga con la sua materna tenerezza nel nostro cammino di ricerca e di testimonianza; e ci renda capaci di essere nel mondo umili strumenti della Sua presenza, per il bene di tutti e per un futuro più umano e più sacro del nostro Paese”.

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