Il direttore Luciano Regolo sarà sentito mercoledì dai procuratori Airoma e Granieri ai quali consegnerà una registrazione

“Caso l’Ora”, la Procura di Cosenza apre un’inchiesta

COSENZA – Martedì 18 è uno dei giorni più difficili per “l’Ora della Calabria”. È l’inizio di una vicenda, non ancora conclusa, su cui mercoledì prossimo il direttore Luciano Regolo andrà a conferire in procura, dov’è stato convocato dal procuratore capo Dario Granieri e dal procuratore aggiunto Domenico Airoma.
Il direttore Regolo non dovrà parlare di una notizia data dall’Ora, del modo in cui tanti direttori rispondono delle notizie pubblicate dalle proprie testate. Ma dovrà raccontare ai vertici della magistratura inquirente cosentina perché l’Ora non è riuscita a pubblicare, se non con un ritardo di 24 ore, una notizia sulle consulenze d’oro nella Sanità.
La vicenda è nota, sin nei dettagli, e qui se ne fornisce solo una sintesi: la notizia riguarda il coinvolgimento di Andrea Gentile, il figlio del senatore Antonio Gentile, nell’inchiesta sulle presunte parcelle ad alcuni avvocati della Sanità cosentina. Le dietrologie, al riguardo, sono fuori luogo: il nome del giovane Gentile è riportato più volte nell’inchiesta a fianco di quelli degli indagati principali, cioè Scarpelli e Nicola Gaetano, l’avvocato che secondo gli inquirenti sarebbe il principale beneficiario degli incarichi legali conferitigli, in maniera illegittima, dal direttore generale dell’Asp. Infine, Andrea Gentile figura assieme ad Alessandro Fedele Ventura in uno “stralcio” dell’inchiesta principale disposto da Domenico Assumma, il pm titolare dell’indagine.
I reati al momento ipotizzati a suo carico sono gli stessi contestati a Scarpelli e Gaetano: truffa, falso ideologico, associazione a delinquere. Questa notizia, trattata in maniera “secca” e senza acredine alcuna sarebbe dovuta uscire mercoledì mattina in edicola. Ma la non uscita dell’Ora della Calabria ha fatto più notizia dell’articolo che vi era pubblicato.
Mercoledì pomeriggio, il direttore ha convocato, proprio nella redazione dell’Ora, una conferenza stampa per spiegare ai lettori perché il giornale non fosse in edicola e per fugare con un’argomentazione chiara e incontrovertibile i pettegolezzi che si stavano diffondendo, in quelle stesse concitatissime ore, a Cosenza e nel resto della Calabria.
Ecco la storia, in sintesi: martedì notte, dopo che la lavorazione del giornale era stata ultimata, l’editore Alfredo Citrigno esterna i propri dubbi al direttore Regolo sull’opportunità di pubblicare la notizia dell’inchiesta a carico di Andrea Gentile. Il perché, alla fine è stato spiegato dallo stesso Citrigno: l’editore voleva accertarsi che la notizia fosse fondata, visto che lui stesso aveva ricevuto raccomandazioni piuttosto calorose per non pubblicarla.
Il direttore spiega che sarebbe piuttosto a pronto a dimettersi che non a tollerare censure “imposte” da chiunque: la notizia, d’altro canto, era fondata, comprovata da documenti e motivata da un interesse pubblico innegabile: il figlio del principale sponsor politico dell’amministrazione sanitaria cosentina. Perché non pubblicare? Ma la storia non finisce qui.
Al contrario: in tarda serata raggiunge il suo apice più inquietante grazie a una telefonata di Umberto De Rose, il tipografo dell’Ora. De Rose chiama Alfredo Citrigno al cellulare e, messo in “viva voce” da Citrigno in presenza di Regolo, si pone come “mediatore” per conto della famiglia Gentile. Esorta l’editore a “premere” su Regolo perché la notizia non esca. E motiva il tutto con una metafora sinistra: «Il cinghiale, quando è ferito ammazza tutti». Quasi una citazione involontaria: nei primi anni ’90 “cinghiale”, anzi “cinghialone” era il nomignolo affibbiato a un leader della stessa estrazione ma di ben altro spessore rispetto al senatore Gentile. Bettino Craxi. Poi, di fronte ai reiterati dinieghi e alla non riuscita mossa di far togliere la notizia su Gentile jr la rotativa si rompe verso le 2 del mattino e il giornale non esce.
Il resto è cronaca: «Sono sereno e pronto a farmi sentire in procura», ha commentato il direttore mercoledì a margine della conferenza stampa in cui ha raccontato i fatti di cui nelle righe che precedono è stata fornita una sintesi striminzita. I numeri di giovedì (in cui è stata pubblicata l’inchiesta che sarebbe dovuta uscire martedì) e di venerdì del giornale contengono gli strascichi di questa vicenda: oltre alle innumerevoli attestazioni di stima e di solidarietà, il tentativo di smentita di De Rose, che afferma di non conoscere Regolo e di non aver “sabotato” l’uscita del giornale. Di più: il senatore Gentile minaccia querele perché si sente leso nell’onorablità. Su questi fatti, il direttore Regolo parlerà con i magistrati della stessa procura che ha “congelato” l’Asp e indagato Andrea Gentile. (l’Ora della Calabria)

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