All’epoca si disse: “La mafia a Catania non esiste”. Oggi il sindaco Enzo Bianco ha depositato una corona d’alloro

30 anni fa l’omicidio del giornalista Giuseppe Fava

Il 5 gennaio 1984 veniva assassinato, a Catania, Pippo Fava

Pippo Fava

CATANIA – Era il 5 gennaio del 1984 quando Giuseppe Fava, detto Pippo, venne freddato da 5 colpi di pistola calibro 7,65. Proiettili non usati dalla mafia, dissero all’epoca.
“La mafia a Catania non esiste”, annunciarono le più alte cariche cittadine.
Il delitto fu etichettato come passionale prima, per un movente economico poi. Mentre Pippo Fava, dirà poi la storia, fu il secondo giornalista a essere ucciso da Cosa Nostra dopo l’omicidio di Giuseppe Impastato del 1978.
Dal cinema allo sport. Giuseppe Fava inizia la sua carriera giornalistica scrivendo di tutto. L’esordio, dopo la laurea in giurisprudenza e collaborazioni minori, all’Espresso Sera nel 1956, poco più che trentenne. La passione per il giornalismo lo porta a Roma, dove conduce la trasmissione di Radiorai “Voi e io”, e sempre nella Capitale collabora con il “Corriere della Sera” e con “Il Tempo”.

Il giornale del Sud

Negli anni Ottanta torna a Catania, dove diventa direttore del “Giornale del Sud”. Una redazione giovane, con cronisti ancora inesperti. Un giornale coraggioso che denuncia Cosa Nostra, ma la permanenza di Fava è breve. La gestione viene affidata a una nuova cordata di imprenditori e il giornalista viene licenziato.

I Siciliani

Rimasto senza lavoro organizza e sviluppa un suo progetto: “I Siciliani”. Una rivista di inchieste e reportage. Una rivista in cui il potere corrotto viene messo a nudo: attività illecite, imprenditori venduti, amministrazioni comprate. Gli aspetti malati dell’economia e della società sono denunciati con meticolosa analisi dalle colonne de “I Siciliani”.

Il teatro

Ma c’è un’altra passione, oltre al giornalismo, che anima tutta la vita di Pippo Fava e contraddistingue anche la sua morte: l’amore per il teatro. Fava inizia a scrivere per il palcoscenico fin da ragazzo. Il primo premio, per la prima opera, nel 1966, con “Cronaca di un uomo”, da lì testi e tournée in tutta Italia, fino all’approdo sul grande schermo. Anche nella morte di Fava si scorge il palcoscenico.
Il giornalista, quel 5 gennaio del 1984, poco dopo le 21 lascia la redazione del suo giornale e sale in macchina per andare a prendere sua nipote, quella nipote che aveva ereditato la sua stessa passione per il teatro, quella nipote che recitava in Pensaci, Giacomino!, ma Pippo Fava non scenderà mai dalla sua Renault 5, non da vivo. (Rainews)
Il sindaco di Catania, Enzo Bianco, ha depositato oggi una corona d’alloro davanti alla lapide che ricorda il giornalista.
“Nel 1984 – ha detto – Fava era solo a denunciare la mafia. Oggi non è più così, ma come allora c’è un vento pesante su Catania”. (Ansa)

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