E’ l’esito del referendum promosso dal Cdr: la maggior parte dei giornalisti ha bocciato l’ipotesi “solidarietà”

La Repubblica: vincono i “sì” ai prepensionamenti

ROMA – Al quotidiano “la Repubblica” hanno vinto i “sì” all’ipotesi di 59 prepensionamenti rispetto ai favorevoli all’ipotesi “solidarietà” riguardante un esubero inizialmente dichiarato dall’azienda di 81 giornalisti ex art.1 del contratto di lavoro giornalistico per la gestione non traumatica degli stessi e che si tradurrebbe nel ricorso al contratto di solidarietà per un numero convenzionale di esuberi pari a 67 giornalisti ex art. 1. E’ questo l’esito, a quanto apprende l’Agi, del referendum promosso dal Cdr della testata e svoltosi ieri.
I favorevoli all’ipotesi A, cioè solidarietà e pensionamenti cosiddetti “volontari”, sono stati 182, mentre quelli favorevoli alla seconda opzione, cioè i prepensionamenti secchi, sono stati 219. Le schede nulle sono state 4, le bianche 10; votanti 415.
Il tutto prende le mosse dal 25 settembre scorso, quando l’azienda ha avviato, con riferimento alla testata “la Repubblica”, la procedura di consultazione sindacale per la richiesta dello stato di crisi ex lege 416/81. Nel corso delle settimane che sono seguite, le parti si sono incontrate più volte per un approfondimento e un confronto sul piano di riorganizzazione proposto dall’azienda e nel quale era individuato un esubero di 81 giornalisti. Alla fine sono emerse due ipotesi di accordo, alternative fra esse, che l’azienda, la direzione e il Cdr hanno condiviso dopo un “lungo e leale” negoziato – è detto in un documento – e che rappresentano “per ognuna delle tre parti e d’intesa tra loro, gli unici e non modificabili percorsi per addivenire a un accordo definitivo relativamente agli strumenti e alle modalità di gestione degli esuberi”. Per l’appunto l’ipotesi A rappresentata dal ricorso a contratti di solidarietà e l’ipotesi B rappresentata dai prepensionamenti secchi nel numero di 59 giornalisti rispetto agli 81 in origine fissati dall’azienda.
Nel primo caso, la percentuale di riduzione dell’orario di lavoro, coerente con il numero degli esuberi sopra indicati, è indicata nella misura del 15%, con riduzione riguardante tutti i giornalisti della testata e da effettuare in forma verticale, con durata di 24 mesi con decorrenza (indicativa) dal 1^ gennaio 2014. E, nel caso emergesse da parte di un certo numero di giornalisti l’intenzione di accedere ad un piano di prepensionamento durante la vigenza del contratto di solidarietà, sarà avviata silo per costoro – diceva l’ipotesi disegnata – la richiesta la cassa integrazione “esclusivamente finalizzata al prepensionamento secondo le procedure e le modalità previste dalla legge 416/81”.
Nel secondo caso, durata del piano di riorganizzazione fissata in 24 mesi e con data di avvio da definire. I giornalisti da prepensionare saranno individuati in base al criterio anagrafico fra tutti coloro che nella vigenza del piano avranno compiuto i 60 anni di età.
L’ipotesi disegnata dice inoltre che “successivamente alle uscite dei giornalisti” prepensionati, l’azienda “si rende disponibile, nel rispetto delle procedure di legge e di contratto, ad assumere 14 giovani giornalisti qualificati individuati dalla direzione, il cui ingresso sarà progressivamente distribuito nel tempo sulla base di un programma definito tra le parti; tali assunzioni rispondono a quanto previsto dalla legge di stabilità in via di approvazione nella parte in cui viene istituito un “Fondo straordinario per gli interventi a sostegno dell’editoria al fine, tra l’altro, ‘di promuovere l’ingresso di giovani professionisti qualificati…e a sostenere le ristrutturazioni aziendali e gli ammortizzatori sociali’”. E, nel caso di ulteriori uscite di giornalisti rispetto al numero di 59, l’azienda si impegna ad effettuare ulteriori assunzioni rispetto a quelle indicate, secondo un rapporto di 1 ingresso ogni 3 uscite.
A quanto pare, però, il Cdr della testata non avrebbe avuto unità di vedute ed intenti su come procedere, affidando quindi a una consultazione referendaria interna la scelta dell’una o dell’altra ipotesi, ed ha vinto quella che vuole i prepensionamenti secchi. Ora bisognerà procedere a un accordo definitivo tra azienda e rappresentanza sindacale, ovvero il Cdr dovrà ricorrere a un nuovo referendum. (Agi)

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