MONTESILVANO (Pescara) – Rispondere sui tempi dell’equo compenso “è la cosa più complicata”. Lo ha detto, ieri pomeriggio, a Montesilvano, il presidente della Federazione Nazionale Stampa Italiana, Giovanni Rossi, a margine del convegno “Giornalisti: quale equo compenso?”, evidenziando che “il tutto è complicato dal fatto che stiamo trattando il contratto di lavoro e il tema lavoro autonomo e, di conseguenza, l’equo compenso è all’interno della trattativa”.
Oltre a Rossi, al convegno, organizzato dal Sindacato giornalisti abruzzesi, hanno partecipato, tra gli altri, il vice presidente della Regione, Alfredo Castiglione; Ferruccio Sepe, capo dipartimento informazione e editoria della presidenza del Consiglio dei ministri; il segretario del sindacato abruzzese Franco Farias. I lavori sono stati moderati dal vice segretario del sindacato abruzzese, Donato Fioriti.
“Il sottosegretario Legnini – ha proseguito Rossi – ha detto che entro l’anno dalla commissione deve venir fuori una proposta e che avrebbe affidato ad un tecnico, Tiziano Treu, il compito di definire un lodo da portare poi all’attenzione della commissione. Se così sarà, poi valuteremo ciò che Treu ci rappresenterà. Certo, sarebbe meglio raggiungere un accordo ma siamo fermi su posizioni lontane”.
Rossi ha sottolineato che “definire dei tempi per una trattativa tra datori di lavori e rappresentanti dei lavoratori è molto difficile. I tempi previsti dalla legge sono già stati sforati, non di un periodo eccezionale però, di mesi. Il problema è che il sottosegretario chiede giustamente alle parti sociali, cioè al sindacato dei giornalisti e alla federazione editori, di raggiungere un accordo. E poi quell’accordo portarlo alla commissione”.
Certo, ha detto ancora Giovanni Rossi, sull’efficacia dell’equo compenso “dipende da come leggiamo la legge”, la quale dice espressamente che “gli editori che non si atterranno ai criteri stabiliti dalla commissione non potranno avere finanziamenti pubblici. Si tratta di vedere cosa si intende e ci sono due interpretazioni che creano dei problemi.
La prima è che verrebbero escluse dai finanziamenti solo le aziende che ricevono denaro diretto, cioè le più marginali; l’altra secondo cui tutte le aziende che non rispettano quei criteri saranno escluse da tutti i finanziamenti che possono venire dallo Stato, includendo anche gli ammortizzatori sociali. Questo creerebbe dei problemi perché aziende in crisi reale vedrebbero negarsi lo stato di crisi e quindi gli ammortizzatori sociali per i dipendenti”.
“Il rischio della seconda interpretazione – ha spiegato il presidente della Fnsi – sarebbe quello di un conflitto tutto interno alla categoria. Siamo su un terreno molto difficile, certamente bisogna fare in maniera che non succeda come la legge 150 sugli uffici stampa negli enti pubblici”.
Rossi ha ricordato quella che ritiene la soluzione corretta, cioè la proposta presentata dalla Fnsi, affinché “il collaboratore venga pagato anche più del dipendente, ma ovviamente questa posizione non piace agli editori. Questo perché in Italia più che di freelance inteso in senso classico siamo in presenza di lavoratori precari o in nero”. L’obiettivo degli editori, secondo Rossi, è, insomma, “usare i collaboratori come fossero dipendenti, ma pagandoli di meno”. (Agi)
A Montesilvano si è parlato di lavoro autonomo, legge 150 e uso dei collaboratori come fossero dipendenti, ma pagati meno