Il quotidiano londinese pubblica memo riservato dall’archivio di Snowden. Merkel: “inaccettabile spiare alleati”

The Guardian: “Nsa ha spiato 35 leader mondiali”

Barack Obama

Edward Snowden

LONDRA (Gran Bretagna) – La Nsa ha spiato le conversazioni telefoniche di 35 leader politici e militari mondiali dopo aver ricevuto le utenze da intercettare da parte di responsabili governativi Usa. Lo scrive il Guardian, pubblicando un memo riservato dall’archivio di Edward Snowden.
Nel documento non si citano i nomi dei 35 leader. Il documento riservato, pubblicato sul sito del Guardian, rivela che la Nsa ha “incoraggiato i funzionari di altre istituzioni, come la Casa Bianca, il dipartimento di Stato e il Pentagono, a condividere i numeri delle utenze telefoniche” da intercettare.
Nel documento, che risale all’ottobre del 2006, si nota che un funzionario “ha consegnato 200 numeri, tra i quali quelli di 35 leader mondiali” che sono stati “immediatamente acquisiti dalla Nsa” per iniziate il monitoraggio. Il memo, scrive il Guardian, “suggerisce che questo tipo di sorveglianza non sia isolato, perché è una routine per la Nsa monitorare i telefoni dei leader stranieri, tanto da chiedere l’assistenza di altri funzionari per farlo”.

Lo scandalo Datagate irrompe dunque sul vertice Europeo. “Nella bozza di conclusioni del vertice Ue, che i leader discutono oggi, c’è un riferimento alla necessità di approvare la direttiva sulla protezione dati l’anno prossimo, perché è importante ristabilire la fiducia”: lo ha detto il presidente della Ue, Herman van Rompuy, a chi gli chiedeva una reazione al “Datagate”.
Per il presidente del parlamento europeo Martin Schulz, i servizi segreti americani “sono fuori controllo”. Alla Cnbc ha detto di aver chiesto conto all’ambasciatore americano alla Ue dello scandalo Nsa e di non aver avuto risposta: segno, a suo avviso, che al governo di Washington è sfuggito il controllo delle agenzie di intelligence.
“Penso che dobbiamo sospendere ora i negoziati” per arrivare a un accordo di libero scambio tra Ue e Usa: lo ha detto il presidente del Pe Martin Schulz a proposito delle conseguenze del “Datagate”. “Ci sono alcuni standard e criteri – ha aggiunto – che si devono rispettare, altrimenti non ha alcun senso parlarci l’un l’altro”.
“Non possiamo tollerare che ci siano zone d’ombra o dubbi”. Cosi il premier Enrico Letta risponde, al suo arrivo al vertice Ue, sul Datagate. “Ovviamente vanno fatte tutte le verifiche, ma vogliamo tutta la verità. Non è accettabile e concepibile che ci siano attività di questo tipo”, ha aggiunto Letta.

Merkel, spiare alleati è inaccettabile

“Spiare non è accettabile, tra alleati ci vuole fiducia”: così la cancelliera Angela Merkel entrando al vertice Ue. Esplode a Berlino il caso dello spionaggio del telefonino di Angela Merkel da parte dei servizi Usa. La cancelliera è infuriata, le relazioni bilaterali sono al loro punto più basso e la prova è la convocazione – senza precedenti – dell’ambasciatore americano al ministero degli esteri.
Allibita anche la stampa che, trasversalmente, si schiera con la cancelliera “vittima” di quello che viene visto come un attacco alle libertà civiche e alla sovranità. Lo scandalo ha particolare effetto in Germania dove, a causa del passato (nazismo e comunismo nella Ddr) l’opinione pubblica è molto sensibile al rispetto delle libertà individuali. Tanto più che la Merkel, cresciuta nella Ddr, era stata fra tutti i leader mondiali quella a dimostrarsi più comprensiva con il presidente Barack Obama quando le rivelazioni dell’ex agente Edward Snowden hanno messo a nudo la mappa capillare dello spionaggio dell’intelligence americana Nsa.
Gli Usa hanno tradito l’alleato più fedele, attacca la Welt, mentre il Tagesspiegel usa la parola “mostruoso”. La cancelliera si era già attaccata al telefono ieri con Obama per protestare. “Spiarsi fra amici non va”, ha ripetuto al suo arrivo al vertice Ue a Bruxelles.
Anche le spiegazioni di Washington non soddisfano: si confondono le carte sui tempi con l’indicativo e il futuro. La cancelliera non è e non sarà spiata, ha detto un portavoce: ma in passato? L’accondiscendenza dei mesi scorsi, con un’opinione pubblica imbestialita e la storia che ha tenuto banco sulle prime pagine, non ha pagato. La Merkel, di ferma fede atlantica, era stata attaccata per essere stata troppo acquiescente con Washington.

Casa Bianca, Obama comprende preoccupazioni

“Il presidente Obama comprende le preoccupazioni sollevate” sul Datagate e per questo ha iniziato “una revisione del sistema di raccolta dei dati da parte dell’intelligence. Una revisione che è in corso”. Lo ha detto il portavoce della Casa Bianca, Jay Carney.
Ora Barack Obama vuole sapere se si è andati davvero oltre. Se nell’attuare il programma di sorveglianza della più potente agenzia di intelligence americana – la NSA – in alcuni casi si è superato, e di molto, il limite e il buon senso. Arrivando a spiare da una parte all’altra del mondo cellulari ed e-mail di capi di Stato e di governo alleati: da Angela Merkel a Dilma Roussef.
La Casa Bianca non vuole commentare le accuse specifiche mosse negli ultimi giorni da Parigi e Berlino. Ma l’irritazione del presidente americano per i nuovi clamorosi sviluppi dello scandalo del Datagate è in queste ore pari allo sdegno delle principali capitali europee.
Il danno di immagine che l’America sta subendo, tra i suoi stessi partner storici, è gravissimo. Ma quel che più preoccupa l’amministrazione Usa sono le conseguenze che potrebbe avere una crisi di fiducia nelle relazioni transatlantiche. Vedi la minaccia che arriva da Bruxelles di uno stop alle intese antiterrorismo e ai negoziati la zona di libero scambio Ue-Usa.
“E’ nostro interesse mantenere con i nostri partner legami stretti sul fronte dell’economia e della sicurezza, i più stretti possibile”, ha detto Jay Carney, portavoce del presidente. E la Casa Bianca si sgola a rassicurare tutti che la situazione è sotto controllo, e che l’attività di intelligence svolta dagli Stati Uniti è per difendere l’America e gli alleati dal terrorismo. E non differisce poi tanto da quella portata avanti da qualunque altro Paese. E’ quello che lo stesso Obama ha ribadito nelle ultime telefonate col presidente francese e la cancelliera tedesca.
Ma diventa sempre più difficile per lui giustificare un’azione tanto invasiva degli 007 Usa. Che la situazione sia in parte sfuggita di mano all’amministrazione Obama è ormai più di un sospetto, non solo in Europa ma anche a Washington. Ecco perchè il presidente è più che mai intenzionato ad accelerare su quella riforma del sistema di intelligence annunciata già mesi fa, subito dopo le prime rivelazioni della “talpa” Edward Snowden. Anche perchè a nessuno bastano più le rassicurazioni generiche.
Merkel e gli altri leader “spiati” pretendono ora passi concreti da parte dell’amministrazione americana. “Il presidente Obama comprende le preoccupazioni sollevate” e per questo, ha detto Carney, “ha avviato una revisione che è in corso”.

Torna in Europa l’incubo Echelon

Lo scandalo del Datagate riporta alla memoria in Europa lo spettro di Echelon, il programma segreto della National Security Agency ritenuto capace di setacciare comunicazioni in voce e digitali in tutto il mondo, al ritmo di 3 miliardi di contatti al giorno.
Il sistema venne scoperto nel 1998, dopo una serie di articoli di stampa: il Parlamento europeo istituì nel 2000 una commissione d’inchiesta speciale, sull’onda delle furenti polemiche.
Si ipotizzava infatti che Echelon, e dunque gli 007 Usa, potessero avere accesso addirittura alle carte segrete della Commissione Europea. Nello stesso periodo, infatti, l’ex direttore della Cia, James Woolsey, rivelò che lo scopo principale di Echelon era quello di spiare l’Europa alla ricerca di prove di corruzione.
La rete, secondo Woolsey, sarebbe servita soprattutto a raccogliere informazioni di tipo economico, tenendo sotto controllo le comunicazioni nei paesi alleati. Secondo altre fonti, invece, la raccolta dati aveva un impatto diretto sui grandi appalti, in particolare nel settore dei trasporti aerei o nel mercato automobilistico, per favorire le compagnie americane.
Il sistema, nato nel pieno della Guerra Fredda, e basato su sofisticate tecnologie d’analisi in grado di filtrare parole-chiave o nomi ritenuti sospetti, sarebbe articolato in grandi centri di ascolto, collocati anche in Gran Bretagna, Canada, Australia e Nuova Zelanda – i partner degli Usa nel programma -, e per questo definito nel gergo dell’intelligence il sistema dei “5 occhi”.
La commissione d’inchiesta del Parlamento Ue, presieduta dal tedesco Gerhard Schmid, pubblicò le sue conclusioni nel luglio 2001. Accertò che il sistema “esiste” e raccomandò alle imprese europee di proteggersi con sistemi di crittografia avanzati.
“Il sistema – disse il relatore – non è destinato all’intercettazione delle comunicazioni militari, bensì di quelle private ed economiche”. (Ansa)

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