L’Ordine dei giornalisti deve vigilare sulla deontologia dei suoi iscritti e non sui criteri di assunzioni. Per questo specifico aspetto ci sono altri organismi. Non è una questione formale ma di democratico rispetto di ruoli e funzioni.
Vogliamo anche ricordare che norme e sentenze vietano assunzioni su base regionale. Per rimanere nello specifico, ad esempio, in Molise solo molisani.
In Rai da tempo è prassi consolidata che le assunzioni avvengono con procedure e regole trasparenti sulla cui corretta applicazione vigila rigorosamente l’Usigrai.
Ai colleghi de “I Fatti di Nuovo Molise” la nostra solidarietà con l’augurio di poter presto riprendere il loro lavoro.
Pietro Eremita
CAMPOBASSO – Egregi Colleghi del Cdr Rai Molise, non voglia apparire la presente nota, in guisa di memoria difensiva a tutela dei colleghi che assieme a me siedono in Consiglio Nazionale, ma unicamente il doveroso richiamo alla realtà dei fatti, così come succedutisi.
Fatta del tutto salva la buonafede di ognuno, mi preme ricordare che la questione che ha riguardato l’assunzione in Rai di 35 giovani colleghi provenienti dalla Scuola di Giornalismo di Perugia, al di là e al di sopra delle prerogative dell’Ordine Nazionale e Regionale dei Giornalisti attiene a fatti e circostanze oggetto di diffuse denunce venute da numerosissimi colleghi che pure individuano codesto Ente di Diritto Pubblico, quale “soggetto” comunque rappresentante di centinaia di migliaia di iscritti negli elenchi, e quindi con obbligo di ingerenza e di intervento – anche solo informale – nelle questioni che riguardano la categoria.
Ciò detto e rimarcato come espressione si assoluta legittimità di giudizio e di operato, mi permetto di riferire quanto affermato – anche da prestigiosi esponenti dell’emittente radiotelevisiva di Stato – in occasione dell’ultima riunione del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti, tenutasi gli scorsi 24, 25 e 26 settembre.
Una riunione che ha trattato in maniera non incidentale la questione dei 35 nuovi assunti occupando un’intera mattinata di lavori e la stesura di un documento in via di definizione tra le componenti in assise), dopo il preambolo del presidente dell’Ordine, Enzo Iacopino, che ha riferito del suo infruttuoso incontro nella sede della Direzione Generale Rai.
Il Consiglio Nazionale dell’Ordine, anche per bocca dello scrivente, intervenuto in aula assieme a redattori e capi-servizio Rai, quali Carlo Verna, Oreste Lo Pomo e Alesandra Longo Bifano, non ha eccepito sui criteri che hanno portato alle assunzioni, non escludendo neppure la valenza della Scuola di Perugia (men che meno di coloro che ne sono frequentatori), semmai sulla rigidità del criterio definito “ad excludendum”, che penalizza tutti coloro che escono da ulteriori scuole, pure certificate e approvate dall’Ordine Nazionale.
In tal senso, il richiamo è stato più alla trasparenza che al fatto squisitamente deontologico.
Sempre per la verità dei fatti, il dibattito ha anche evidenziato alcuni “vulnus”, quanto alla stessa Scuola di Giornalismo di Perugia che, a differenza di altre, gode di un appannaggio garantito dalla Rai (azienda editoriale pubblica), di qualcosa come 600.000 euro annui (tre volte superiore alla media), sì da consentire minori accolli e migliori borse di studio da parte dei fortunati iscritti; nondimeno una sorta di trafila assicurata al momento del possibile ingresso nel mondo del lavoro.
…E’ opinione ormai diffusa che l’unico modo per entrare in Rai è quello ci riuscire a entrare nella Scuola di Giornalismo di Perugia…
Il richiamo dell’Ordine, quindi, è stato rivolto alla trasparenza, piuttosto che al fatto deontologico, essendo la stessa Scuola – nella realtà – una “scuola aziendale”.
Se mi è permesso: la trasparenza è comunque un fatto deontologico e quindi non ritengo né illecita, né maldestra l’ingerenza dell’Ordine in un siffatto contesto; men che meno gli interventi del collega consigliere, Vincenzo Cimino, che – in veste non di certo sindacale – ha inteso richiamare fatti e circostanze apparentemente o forse realmente lesive dell’intera categoria, che pure si rivolge (non di rado ci critica e ci taccia di inutilità), allorquando si succedono frangenti siffatti, proprio come l’assunzione dei precedenti colleghi ex “programmisti-registi”.
Altro aspetto è quello riguardante la assunzioni in regione, che certamente non possono e non devono considerarsi criterio sistematico, anche perché in Molise il criterio sistematico è stato esattamente opposto, visto che l’ultima assunzione di un molisano in Rai Regione, mi pare essere stata quella del collega, Sergio Bucci o della collega, Enrica Cefaratti, credo almeno 10 anni addietro.
Dopo di lui tutti “non molisani” (inutile elencarli nemmeno a “Buongiorno Regione”), segno evidente dello scarso potere contrattuale della politica politicante e delle politiche aziendali locali.
Pietro Eremita
Consigliere nazionale Odg
La chiusura del quotidiano distrugge sogni e professionalità. Assunzioni alla Tgr: replica il Cdr, risponde Eremita (Odg)
“I Fatti del Nuovo Molise”, una sconfitta per tutti
Enzo Cimino
CAMPOBASSO – Ho avuto modo di ascoltare gran parte della redazione de “I Fatti del Nuovo Molise”, di leggere il fondo del direttore Pino Cavuoti, lo sfogo del suo vice Francesco Bottone e non nascondo il dolore che sento perché una testata che chiude rappresenta una sconfitta per tutti.
Vero è che un giornale rappresenta, comunque, un investimento economico ed un editore che non fa profitto, che non trae guadagni, prima o poi chiude i battenti. Atto che spesso si verifica nel Molise, dove non esistono, tranne rare eccezioni, editori puri e dove non esistono nemmeno terreni fertili per vendere pubblicità e copie.
Un’editoria regionale che si scontra con i numeri (bassissimi) di lettori, con la pubblicità che cala e con imprenditori che si inventano a volte testate per altri interessi, per visibilità, a volte, ahimè, anche come arma di ricatto. In mezzo a loro e strumento di questi squallidi personaggi, ruotano loro malgrado i giornalisti.
Spesso spinti dalla buona volontà, dalla speranza, dalle contingenze, anche dalla disperazione, dalla possibilità di conseguire il biennio per il pubblicismo, danno tante volte l’anima, con magri introiti spesso violando norme anche deontologiche.
Per questo motivo dispiace ancora una volta trovare colleghi che hanno lavorato tanto, sperato assai e raccolto ben poco. A tal riguardo ritengo che la sconfitta in senso stretto sia maggiormente quella aziendale, poi quella sociale, in quanto la chiusura di un giornale rappresenta un impoverimento culturale oltre che informativo.
Come consigliere nazionale dell’Ordine credo che all’interno della propria coscienza, un giornalista sappia bene quanto venda il proprio giornale e quante possibilità di vita esso abbia.
Certo è che se avessimo avuto una lungimiranza politica, molto probabilmente “I Fatti” avrebbe potuto se non altro, incamerare delle somme girate ad altri organi di informazione forse proprio l’anno prossimo.
Denaro pubblico che, per una norma che non condivido, solo a pochi permette di respirare, in barba a leggi, contratti e norme previdenziali. Per questo e per tanti altri motivi continuo a pretendere almeno per l’azienda di Stato, un percorso preferenziale per i giornalisti disoccupati.
Ecco, quindi, il mio rammarico sul perché noi dobbiamo ingrossare le fila dei disoccupati molisani e nel contempo vedere queste faccine smarrite che non sanno manco cosa sia il Molise, girare per la regione forti del contratto Rai.
Anche per queste forti discriminazioni continuo a chiedere una legge regionale equa, una legge che dia fondi a chi assume giornalisti con contratto di categoria, o a chi sforma praticanti o modifica rapporti a tempo parziale in full time.
Senza questo vincolo sono contrario ad una legge per l’editoria: questi spiccioli se li possono anche tenere. Così la finiremo una volta per tutte con queste forme democratiche di ricatto che tanto democratiche non paiono.
Pertanto, nel salutare un giornale che ha reso nota con puntualità anche la mia attività di consigliere dell’Ordine, nel ringraziare un giornale che mi ha dato tanto, non posso fare a meno di rimproverare un editore che manda tutti a casa, che ne ha rispediti altrettanti a casa nei mesi precedenti.
E sì perché è sacrosanto dire che l’editore ufficiale e il facente funzioni, avevano promesso regolarità, avevano giurato massimo impegno al sottoscritto nell’onorare contratti e disposizioni previdenziali. E così, nell’illusione e nella disperazione hanno nei fatti bistrattato decine di ragazzi, di colleghi quarantenni e persino padri di famiglia.
Di conseguenza, mi perdonino lo sfogo, ma con il loro modo di fare, hanno distrutto sogni e professionalità. Tale magra figura sarà addebitabile alle loro coscienze. Con la speranza che sia solo una sospensione della pubblicazione, spero che la testata rientri presto nel mercato e con spalle più solide.
Vogliamo anche ricordare che norme e sentenze vietano assunzioni su base regionale. Per rimanere nello specifico, ad esempio, in Molise solo molisani.
Pietro Eremita
CAMPOBASSO – Egregi Colleghi del Cdr Rai Molise, non voglia apparire la presente nota, in guisa di memoria difensiva a tutela dei colleghi che assieme a me siedono in Consiglio Nazionale, ma unicamente il doveroso richiamo alla realtà dei fatti, così come succedutisi.