LONDRA (Gran Breatagna) – Le autorità britanniche hanno costretto il Guardian a distruggere il materiale legato alle rivelazioni di Edward Snowden, la talpa del cosiddetto “Datagate” americano, raccolto in uno scoop lo scorso 5 giungo da uno dei suoi cronisti, Glenn Greenwald.
A denunciarlo in un articolo pubblicato dalla testata inglese è stato lo stesso direttore Alan Rusbridger, che ha raccontato di aver ricevuto una chiamata da un non meglio identificato funzionario statale che gli intimava la riconsegna o la distruzione del materiale.
Poi una seconda telefonata, compiuta da un altro personaggio misterioso. “Emissari di Whitehall”, cioè dell’esecutivo, li chiama Rusbridger.
“La richiesta era sempre identica: ridateci indietro il materiale di Snowden, oppure distruggetelo”. Pressioni che infine avrebbero avuto la meglio, scrive ancora Rusbridger, perché “si verificò uno dei momenti più bizzarri nella lunga storia della nostra testata”.
Alla sede centrale del Guardian sarebbero infatti giunti esponenti dell’intelligence britannica che avrebbero distrutto gli hard disk che contenevano le informazioni riservate. Una mossa “superflua” secondo Rusbridger, che nel suo editoriale non spiega tuttavia perché abbia atteso tanto tempo prima di rendere pubblico quanto accaduto.
Rusbridger si sofferma anche sul fermo di circa nove ore, all’aeroporto londinese di Heathrow, del brasiliano David Miranda, compagno di Greenwald, al quale sono stati sequestrati alcuni dispositivi elettronici con il sospetto che contenessero dati scottanti. Dal canto suo, Miranda proprio ieri ha annunciato di aver avviato un’azione legale per impedire alle autorità britanniche di “ispezionare i documenti riservati” sequestrati. (Asca)