Lino Grossano
MILANO – Il mondo negli ultimi anni si è trasformato in modi impensabili grazie a Internet e ai computer: oggi abbiamo un libro vivente come Wikipedia, seguiamo le notizie anche su Twitter e la politica non può più fare a meno dei social network. E secondo Steven Berlin Johnson, guru dei media e giornalista di Wired Usa, grazie alla “rete tra pari” ci attende “Un futuro perfetto”, come recita il titolo del suo ultimo libro (Codice Edizioni) presentato a Milano al “Wired NextFest 2013”.
La vita di oggi, così strettamente intrecciata con le dinamiche di Internet, secondo Berlin Johnson si basa su un concetto cardine: quello appunto della rete tra pari, ovvero un fitto scambio di informazioni e collegamenti tra persone che si trovano tutte allo stesso livello, dove la differenza la fa “l’esperienza diretta” della gente.
“Sappiamo come sono fatte le reti – spiega il guru dei media – e sappiamo che la loro condivisione può funzionare nel mondo reale. Ora non resta che scoprire fin dove tutto questo può portarci”. Il polso di come sia cambiato il nostro mondo grazie a Internet lo misura un esempio su tutti: quello delle elezioni politiche americane.
“Le prime presidenziali che ho seguito in modo ossessivo sono state quelle del 1992: Clinton da una parte e Bush senior dall’altra. Divenni un consumatore compulsivo di notizie”, ricavate dai giornali, dai dibattiti in TV e dai commenti degli esperti.
“Non era certo un deserto di informazioni, questo è sicuro”: ma il confronto con pochi anni dopo è impietoso. Nel 2008 “tutti gli strumenti che avevo usato nel 1992 esistevano ancora, ma ormai facevano parte di una nuova e più vasta foresta di notizie, dati, opinioni, commenti satirici e, forse l’elemento più importante di tutti, esperienze dirette”.
Internet aveva cambiato tutto: ora c’erano anche blogger, opinioni raccolte e analizzate, documenti, indagini dettagliate e reportage sul campo, oltre che meta-analisi statistiche. Tutta roba che sui giornali non avrebbe trovato spazio. E anche qualcosa in più: “Il discorso di Obama a Philadelphia in cui rispose alle polemiche sui suoi rapporti con il reverendo Jeremiah Wright, solo su YouTube è stato seguito da otto milioni di persone, ma che cosa sarebbe successo se fosse stato il 1992? Qualche rete televisiva l’avrebbe trasmesso interamente? Non credo”.
Questo meccanismo, sottolinea Berlin Johnson, agli albori di Internet si applicava soltanto alla tecnologia, poi si è passati alla politica; ora tutto questo “sta avvenendo anche in altri campi, ma secondo una diversa tabella di marcia. Tutti gli argomenti fondamentali dei vecchi quotidiani stanno proliferando online. Oggi c’è più profondità e più superficialità. Questa è la nuova crescita, ed è appena cominciata”.
In futuro, aggiunge Berlin Johnson, “ci guarderemo indietro per considerare le tante sfaccettature dei vecchi media e ci renderemo conto di quante notizie importanti andavano perse con quel sistema di comunicazione”.
I grandi quotidiani non possono permettersi di occuparsi di notizie “troppo locali”, come la chiusura di un negozietto; “le reti tra pari, invece, possono farlo. Quindi in futuro i contenuti non diminuiranno, anzi si moltiplicheranno. Senza dubbio esistono ambiti, come il clima, o la difesa, in cui gli schemi tradizionali o le istituzioni risulteranno più efficaci: dopotutto, il sistema del progressismo dei pari sta muovendo i suoi primi passi, e ancora non sappiamo quali siano i suoi limiti”. (Ansa)
La vita di oggi, così strettamente intrecciata con le dinamiche di Internet, secondo Berlin Johnson si basa su un concetto cardine: quello appunto della rete tra pari, ovvero un fitto scambio di informazioni e collegamenti tra persone che si trovano tutte allo stesso livello, dove la differenza la fa “l’esperienza diretta” della gente.
“Sappiamo come sono fatte le reti – spiega il guru dei media – e sappiamo che la loro condivisione può funzionare nel mondo reale. Ora non resta che scoprire fin dove tutto questo può portarci”. Il polso di come sia cambiato il nostro mondo grazie a Internet lo misura un esempio su tutti: quello delle elezioni politiche americane.
“Le prime presidenziali che ho seguito in modo ossessivo sono state quelle del 1992: Clinton da una parte e Bush senior dall’altra. Divenni un consumatore compulsivo di notizie”, ricavate dai giornali, dai dibattiti in TV e dai commenti degli esperti.
“Non era certo un deserto di informazioni, questo è sicuro”: ma il confronto con pochi anni dopo è impietoso. Nel 2008 “tutti gli strumenti che avevo usato nel 1992 esistevano ancora, ma ormai facevano parte di una nuova e più vasta foresta di notizie, dati, opinioni, commenti satirici e, forse l’elemento più importante di tutti, esperienze dirette”.
Internet aveva cambiato tutto: ora c’erano anche blogger, opinioni raccolte e analizzate, documenti, indagini dettagliate e reportage sul campo, oltre che meta-analisi statistiche. Tutta roba che sui giornali non avrebbe trovato spazio. E anche qualcosa in più: “Il discorso di Obama a Philadelphia in cui rispose alle polemiche sui suoi rapporti con il reverendo Jeremiah Wright, solo su YouTube è stato seguito da otto milioni di persone, ma che cosa sarebbe successo se fosse stato il 1992? Qualche rete televisiva l’avrebbe trasmesso interamente? Non credo”.
Questo meccanismo, sottolinea Berlin Johnson, agli albori di Internet si applicava soltanto alla tecnologia, poi si è passati alla politica; ora tutto questo “sta avvenendo anche in altri campi, ma secondo una diversa tabella di marcia. Tutti gli argomenti fondamentali dei vecchi quotidiani stanno proliferando online. Oggi c’è più profondità e più superficialità. Questa è la nuova crescita, ed è appena cominciata”.
In futuro, aggiunge Berlin Johnson, “ci guarderemo indietro per considerare le tante sfaccettature dei vecchi media e ci renderemo conto di quante notizie importanti andavano perse con quel sistema di comunicazione”.
I grandi quotidiani non possono permettersi di occuparsi di notizie “troppo locali”, come la chiusura di un negozietto; “le reti tra pari, invece, possono farlo. Quindi in futuro i contenuti non diminuiranno, anzi si moltiplicheranno. Senza dubbio esistono ambiti, come il clima, o la difesa, in cui gli schemi tradizionali o le istituzioni risulteranno più efficaci: dopotutto, il sistema del progressismo dei pari sta muovendo i suoi primi passi, e ancora non sappiamo quali siano i suoi limiti”. (Ansa)