
Benedetta Tobagi

Walter Tobagi

Riccardo Iacona
PERUGIA – “E’ molto emozionante che il premio dedicato a mio padre coincida con il 25 aprile”. Così Benedetta Tobagi, figlia di Walter, ha ricordato la figura del giornalista vittima del terrorismo rosso nel 1980, in occasione della consegna del premio a lui dedicato al Festival di giornalismo di Perugia.
Il riconoscimento, che nelle sette edizioni dell’evento ha preso ogni anno il nome di reporter assassinati, da Peppino Impastato a Giancarlo Siani, è stato consegnato a giovani autori di servizi video e articoli, selezionati da una giuria che comprendeva, oltre a Benedetta Tobagi, anche la fondatrice del Festival, Arianna Ciccone, il conduttore di «Presadiretta», Riccardo Iacona, e il direttore comunicazione Unicredit, Maurizio Beretta.
“Mio padre è morto a soli 33 anni – ha ricordato la Tobagi, membro del cda Rai -, era un giornalista giovane e ha dedicato molto del suo tempo ai suoi colleghi giovani. Si è occupato di problemi legati al lavoro ed al sindacato che cambia. Mi ha fatto piacere vedere che i ragazzi che hanno partecipato al concorso abbiano sentito questa connessione con il loro mondo. C’erano, però, diverse lacune nei lavori arrivati. Mio padre aveva standard alti di scrittura, oggi non è così. Si impone, quindi, una riflessione sulla qualità del linguaggio in video e scritto che é in sofferenza, anche per gli scarsi investimenti sulla formazione”.
“Quando ho cominciato io – ha aggiunto Iacona – c’erano più botteghe aperte. L’accesso alla professione non era una chimera. Noi di «Presadiretta» abbiamo fatto outing, rivelando in una puntata che metà dei collaboratori del programma sono senza contratto o con contratti finti. E il datore di lavoro non è uno qualunque, è la Rai. Queste nuove forme di schiavitù non si giustificano solo con l’assenza di fondi, l’indebolimento delle garanzie è direttamente proporzionale all’abbassamento del livello democratico del Paese. Noi abbiamo aperto una trattativa con l’azienda per tentare di porre rimedio a questa situazione. Non è poi accettabile il clima di complicità dei giornalisti che il posto ce l’hanno”.
“Il problema del settore – ha proseguito Beretta – è intercettare le dinamiche di crescita. Con i nuovi media la competizione si fa ancora più difficile. In un territorio così vasto bisogna investire molto sulla qualità e sul rigore, sulla capacità di essere percepiti come soggetto autorevole. Oggi fa premio la qualità individuale. Il mestiere richiede un lungo investimento e una alta specializzazione”. (Ansa)