I cronisti liguri denunciano: “Ad Imperia ancora una volta imposto il veto sulle generalità”. Non può esistere discrezionalità

Diritto di cronaca: non esistono arrestati di serie B

Lucia Pescio

Natalino Famà

IMPERIA (Savona) – “Non ci sono persone oggetto di custodia cautelare degne di rilievo e altre meno degne. E non sono certo i vertici della Procura della Repubblica o delle forze dell’ordine che possono – salvo il caso che la pubblicazione crei intralci o danni alla giustizia  – decidere chi tra gli arrestati è degno di finire in cronaca e chi può conservare l’anonimato”.
Lucia Pescio, fiduciario “Riviera dei Fiori” del Gruppo Cronisti Liguri, e Natalino Famà, presidente f.f. del Gruppo Cronisti Liguri, denunciano che “ancora una volta, a Imperia, si è tentato (i nomi sono stati comunque pubblicati) di dare un’informazione parziale”.
In un comunicato stampa diffuso dalla Guardia di Finanza (alcuni mesi or sono toccò ai Carabinieri) non sono riportate nemmeno le iniziali dei nomi degli arrestati. Eppure si tratta di custodie cautelari emesse a carico di personaggi che si ritengono “vicini” a latitanti di spicco della mafia.
“E’ un fatto – sottolineano Pescio e Famà – decisamente grave e, come anticipato, non unico. Impone chiarimenti, oltre alla presa di posizione dei Cronisti Liguri. Non fosse altro perché, in altre occasioni, non essendo stata esercitata alcuna «censura», i nomi e i cognomi sono stati resi noti. E’ un’evidente anomalia, che danneggia oltremodo l’informazione libera e la categoria, la quale viene accusata dall’opinione pubblica di fare figli e figliastri”.
I cronisti attendono di sapere “quali esigenze di tutela sociale, oltre i casi di violenza sessuale, stalking, legge sui minori (Carta di Treviso) e altri previsti dalle norme, permettono di garantire l’anonimato o le iniziali per le persone arrestate. Non comprendono le prescrizioni, tantomeno la logica e l’esigenza, di fornire informazioni «limitate». In una Repubblica democratica, il diritto di esercitare senza lacci e parzialità la professione di giornalista, dovrebbe essere non solo consentito, ma difeso dalle istituzioni che rappresentano il Popolo italiano”.

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