Ribadisce il valore di una stampa di qualità il segretario della Fnsi nel dibattito sull’etica dei media promosso dall’Ucsi

Siddi: “Per una politica alta, occorre un’informazione alta”

Il segretario della Fnsi Franco Siddi

Il presidente dell’Ucsi Andrea Melodia

ROMA – “Debutto” pubblico ieri a Roma per l’Osservatorio di mediaetica dell’Ucsi. In un incontro è stato rilanciato “il dibattito sulle pratiche dei giornalisti e degli altri professionisti dell’informazione riguardo alla politica”. Melodia, Occhetta, Tarquinio, Maggioni, Barbano: spezzare il “circolo vizioso dell’autoreferenzialità” per promuovere “un racconto della politica più equilibrato”.
“Quanta autonomia, quanta competenza trovano applicazione nel modo di raccontare la politica dei telegiornali, dei quotidiani, dei blog? Hanno forse qualche responsabilità anche i comunicatori di fronte alla profonda sfiducia degli italiani verso la politica?”.
L’Unione cattolica della stampa italiana ha scelto il “tema più critico dei rapporti tra il sistema dei media e il Paese”, ovvero “l’informazione politica”, per il “debutto” pubblico del suo Osservatorio di mediaetica.

In un incontro, svoltosi a Roma nella sede della Federazione nazionale della stampa italiana (Fnsi), l’associazione ha rilanciato “il dibattito sulle pratiche dei giornalisti e degli altri professionisti dell’informazione riguardo alla politica”. Proprio in linea con “l’essere” dell’Osservatorio: un “work in progress” che si propone di fornire “non giudizi ma riflessioni”.
L’urgenza delle urgenze. “La necessità di riflettere sull’etica dei media e della professione giornalistica – ha spiegato Andrea Melodia, presidente nazionale dell’Ucsi – è una vecchia proposta dell’associazione risalente agli anni Novanta”.
Ora si è costituito “un gruppo di lavoro aperto nel quale confrontarsi sulle scelte del percorso. L’intenzione successiva è di affidare a ricercatori universitari il compito di approfondire alcuni temi specifici delle professioni, ben sapendo che nulla si risolve nella sola ricerca, ma che senza cultura nulla può essere migliorato”. In questo senso va anche la scelta del tema dell’incontro: l’informazione politica. Secondo Melodia, si tratta dell’“urgenza delle urgenze, vista la piega che sta prendendo la situazione politica in Italia”.
Prioritario, per il presidente dell’Ucsi, è “ridare senso alla comunicazione di servizio pubblico, con l’idea, in particolare, che l’informazione è sempre un servizio ai cittadini”. Da qui alcuni “temi specifici per l’informazione politica”, a partire dalla richiesta di porre “domande vere” ai politici; quindi lasciare l’informazione politica “fuori dall’infotainment” (informazione spettacolo); richiamare “all’etica della responsabilità” nel far rispettare le norme deontologiche esistenti; infine “colpire le distorsioni più evidenti della pratica professionale”.
Tre priorità. Ritornano, quindi, gli interrogativi per i giornalisti: “Che Paese vogliamo? Cosa stiamo costruendo? Che tipo di servizio svolgiamo?”. Secondo padre Francesco Occhetta, gesuita, scrittore de “La Civiltà Cattolica”, sono tre le priorità: “Raccontare, e costruire, lo stato sociale”; “credere, e dare fiducia, alle politiche dei territori”; spostare i riflettori “dalle istituzioni agli enti intermedi, alle famiglie con i loro problemi, le ong, le associazioni, la salute dei partiti e dei sindacati, le chiese”. Per il gesuita, “la crisi del rapporto che il giornalismo ha con la politica può essere un kairos, un momento favorevole”, affinché la professione giornalistica e i media ripensino le proprie dinamiche, i propri linguaggi.
In modo particolare, ha aggiunto, oggi occorre “vigilare perché la politica non comprometta i principi d’indipendenza, d’imparzialità e di libertà” dell’informazione. “In questo sistema in cui si sta crescendo una classe di giovani giornalisti precari, il giornalismo rischia da qui a dieci anni di svuotare il proprio servizio pubblico”.
Problemi e proposte. Nell’analisi del rapporto tra informazione politica, giornalisti e cittadini, non si può prescindere dalla cosiddetta “politica pop” (“popolarizzata”): quando, cioè, ha spiegato Giampietro Mazzoleni, ordinario di comunicazione politica all’Università degli studi di Milano, la politica perde la sua natura classica d’impegno e serietà per diventare e trasformarsi in entertainment”.
Si tratta di “una forma di comunicazione efficace, che può piacere o non piacere, ma è certamente più penetrante di altre forme di comunicazione. E per molte persone è l’unico canale per conoscere la politica e ricevere messaggi politici”. Un “vulnus”, questo, da “spezzare” insieme al “circolo vizioso dell’autoreferenzialità” per promuovere “un racconto della politica più equilibrato”. Un impegno “sottoscritto”, idealmente, dai tre direttori di testate presenti: Marco Tarquinio (“Avvenire”), Monica Maggioni (“Rai News24”) e Alessandro Barbano (“Il Mattino”). Per Tarquinio, “occorre riflettere attentamente su ciò che sta accadendo”, perché “correggere le storture dell’informazione” e “fare un giornalismo diverso si può”. Da parte della gente non “c’è richiesta d’informazione al ribasso”. Il problema è “aiutare a capire cosa c’è dietro i fatti che avvengono”. Da qui l’invito ai giornalisti a “non stare su una posizione difensiva” e a “dimostrare la forza che può esercitare il nostro ruolo”. Un ruolo, ha detto Maggioni, che “servirà sempre di più nel sistema liquido della Rete: anche qui, infatti, c’è bisogno di verificare, selezionare, gerarchizzare le notizie”, anche qui “dovrà esserci il ruolo del narratore come punto di riferimento”. La questione fondamentale per i giornalisti oggi, ha sottolineato Maggioni, è che “bisogna essere credibili”.
Da Barbano una proposta concreta: “Costruire un sapere giornalistico”, puntando a una maggiore formazione. Esigenza sottolineata anche da Franco Siddi, segretario della Federazione nazionale della stampa italiana (Fnsi), il quale ha ricordato che “un’informazione alta è motore di sviluppo anche per una politica alta”.
Ecco, quindi, l’importanza dell’Osservatorio di mediaetica, ha concluso Lucio D’Alessandro, rettore dell’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli, per “rilanciare l’informazione come bene pubblico e porre l’attenzione sulla persona e sulla formazione”. (AgenSir)

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