ROMA – Lutto al Tg1 per la scomparsa di Mauro Maurizi (stroncato da un infarto, ndr), giornalista e tele-cineoperatore, in Rai dall’inizio degli anni Ottanta. Nato a Roma il 9 gennaio 1952, ha coperto in prima linea i principali conflitti nelle aree di guerra. In particolare, all’inizio della sua decennale carriera, ha raccontato con le sue immagini le crisi politico-militari in Sud America.
Mauro Maurizi era in Somalia il 2 luglio del 1993, unico giornalista insieme al collega Giovanni Bocco presente alla cosiddetta Battaglia del Checkpoint Pasta di Mogadiscio, o Battaglia del pastificio: uno scontro a fuoco tra le truppe italiane di stanza nella capitale somala e i ribelli armati.
Era in Somalia anche nel 1994, quando conobbe la collega del Tg3 Ilaria Alpi e l’operatore Miran Hrovatin, rimasti uccisi di lì a poco in un agguato il 20 marzo.
In Medioriente, Maurizi è rimasto coinvolto nell’assedio alla Basilica della Natività di Betlemme (2 aprile-10 maggio 2002) durante la seconda Intifada. Un gruppo di circa 200 militanti palestinesi, braccati dalle forze israeliane, si asserragliarono all’interno della Basilica in Cisgiordania. Sei giornalisti italiani, tra cui Maurizi, rimasero intrappolati come ostaggi.
Maurizi, che ha raccontato anche la guerra in Afghanistan, era in Iraq durante la prima guerra del Golfo (1990-1991) e nell’ex Jugoslavia durante l’assedio di Sarajevo (1992-1996), dove rimase anche ferito.
Ha seguito per la Rai con la collega Donatella Scarnati tutti i principali eventi sportivi, dai Giochi Olimpici ai Mondiali di calcio, tra cui quelli vinti dall’Italia nel 2006. Nel 2010 è stato premiato come miglior tele-cineoperatore dell’anno nella terza edizione del premio Luciano Masi, dedicato allo scomparso collega bolognese.
Il segretario dell’Usigrai e l’esecutivo del sindacato dei giornalisti esprimono, in una nota, “profondo dolore” per la sua improvvisa scomparsa.
“Alla famiglia del nostro collega del Tg1 va il nostro affetto e la nostra vicinanza. Mancheranno alla Rai e alla redazione del Tg1 l’esperienza e la capacità di un ottimo professionista, impegnato negli anni a seguire i principali teatri di guerra e i grandi eventi sportivi. Era – conclude il comunicato – tra i migliori esempi della tradizione del giornalismo per immagini del Servizio pubblico che purtroppo si sta perdendo”.