Carlo Parisi (Fnsi) si congratula con i colleghi eletti in Parlamento esortandoli a tenere a cuore le sorti della professione

4 giornalisti calabresi anche nella XVII legislatura

Giuseppe Galati

Antonio Gentile

Roberto Occhiuto

Dalila Nesci

REGGIO CALABRIA – Se, come appare probabile, il segretario dell’Udc, Lorenzo Cesa, opterà per il collegio pugliese, riaprendo a Roberto Occhiuto le porte di Montecitorio, anche nella XVII legislatura saranno quattro i giornalisti calabresi presenti in Parlamento.
L’unica donna della pattuglia, Dalila Nesci, 26 anni, di Tropea, iscritta all’Ordine e al Sindacato giornalisti della Calabria dal 22 settembre 2011, eletta alla Camera dei deputati nel Movimento Cinque Stelle di Beppe Grillo, mantiene, infatti, inalterato il numero dei parlamentari giornalisti calabresi, dopo l’uscita di scena di Mario Tassone, 69 anni, già sottosegretario e viceministro, a Montecitorio per ben 9 legislature, prima nella Dc, poi nel Ccd e infine nell’Udc.
Sempre Udc è Roberto Occhiuto, 43 anni, di Cosenza, laureato in Scienze economiche e sociali, iscritto all’Ordine e al Sindacato Giornalisti della Calabria dal 27 ottobre 2001. Dal 1993 al 2000 ha diretto l’importante network televisivo comprendente l’emittente regionale “Teleuropa” e le provinciali “Retealfa” e “Telestars” ed è stato direttore generale del gruppo “Media Tv”. E’ stato consigliere comunale di Cosenza, vicepresidente del consigliere regionale della Calabria e deputato dal 2008 con l’incarico di vicepresidente della Commissione Bilancio, Tesoro e Programmazione della Camera dei deputati. È fratello del sindaco di Cosenza, Mario Occhiuto, anch’egli giornalista pubblicista.
Confermati, invece, i due parlamentari giornalisti del Pdl: il deputato Giuseppe Galati e il senatore Antonio Gentile. Giuseppe Galati, 51 anni, di Catanzaro, avvocato e giornalista pubblicista dal 12 luglio 1986, è entrato in Parlamento nel 1996 con l’Udc, ricoprendo l’incarico di sottosegretario. E’ stato anche responsabile dell’Ufficio Stampa e Propaganda del Ccd e nel 1998.
E’ stato sottosegretario alle Attività Produttive con l’Udc e all’Istruzione, all’università e alla ricerca col Pdl. Presidente della Fondazione “I Sud del Mondo” dal 2004, è presidente della Fondazione dei Calabresi nel Mondo, che affianca la Regione Calabria nella promozione di azioni finalizzate alla crescita ed alla competitività del sistema economico, produttivo e sociale regionale, attingendo alle tante opportunità derivanti dal network delle eccellenze calabresi residenti nel mondo.
Infine, l’unico giornalista calabrese a Palazzo Madama: Antonio Gentile, 62 anni, di Cosenza, geologo e giornalista pubblicista iscritto all’Ordine della Calabria dal 22 febbraio 1986. Al suo quarto mandato parlamentare (nei primi due eletto nelle liste di Forza Italia), nell’ultimo Governo Berlusconi è stato sottosegretario per l’economia e le finanze. E’ stato, tra l’altro, componente delle commissioni parlamentari di inchiesta sul fenomeno degli infortuni sul lavoro con particolare riguardo alle cosiddette “morti bianche” e sul fenomeno della mafia e sulle altre associazioni criminali, anche straniere.
Carlo Parisi, segretario del Sindacato Giornalisti della Calabria e vicesegretario nazionale Fnsi, nel complimentarsi vivamente con i colleghi giornalisti calabresi eletti in Parlamento, li esorta a “battersi, senza se e senza ma, in difesa della libertà di stampa e della qualità dell’informazione, che possono essere garantite soltanto con un’adeguata preparazione e una dignitosa retribuzione. Condizione, questa, possibile solo se si è liberi dal gioco del ricatto e se non si rischiano pesanti sanzioni – e addirittura il carcere – per svolgere una professione che – costituzionalmente – non ammette limitazioni e censure”. “Certo – sottolinea Parisi – nel pieno rispetto dei principi etici e deontologici della professione giornalistica e, soprattutto, di tutti i cittadini che non possono sbattuti impunemente in prima pagina. Occorre, insomma, ripristinare un livello di garanzie che non faccia sconti a chi sbaglia, specie se in malafede, ma nel contempo che non costringa all’autocensura chi è deputato al dovere di informare l’opinione pubblica”.
“Per garantire al nostro Paese un’informazione libera e credibile, insomma, – chiosa il vicesegretario della Fnsi – non può pesare sui giornalisti la spada di Damocle dello stato di bisogno o del rischio di finire sul lastrico per un sistema che, piuttosto di preoccuparsi di ripristinare la verità dei fatti, favorisce i fautori della querela facile che puntano dritto alla tasca del giornalista. Tasca che, nella maggior parte dei casi, è bucata da un pezzo”.

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