Tribunale di Palmi: al processo contro la cosca Pesce di Rosarno il magistrato attacca una parte della stampa locale

“All inside, il pm contro Calabria Ora”

Francesco Altomonte (Calabria Ora)
PALMI (Reggio Calabria) – Al Tribunale di Palmi si sta celebrando il processo contro la cosca Pesce di Rosarno. Il procedimento è conosciuto come “All inside”, frutto di una operazione coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria e i carabinieri.
Nel corso della seconda giornata di requisitoria da parte del sostituto procuratore di Reggio Calabria, Alessandra Cerreti, il magistrato ha attaccato una parte della stampa locale, «anzi – ha precisato il magistrato – un giornale» reo di avere pubblicato la lettera con cui Giuseppina Pesce, dopo alcuni mesi che aveva iniziato la collaborazione con l’autorità giudiziaria, annunciava di volere lasciare il programma di protezione.
Il ragionamento del magistrato parte da lontano, cioè dalla capacità della cosca Pesce di infiltrarsi nel mondo dell’economia e, nel caso particolare, anche in quello giudiziario. In alcune intercettazioni, secondo quanto riporta la Cerreti, sarebbe chiaro il tentativo della clan rosarnese, di “aggiustare” un processo in Cassazione per Salvatore Pesce, padre della collaboratrice Giuseppina Pesce, attraverso un avvocato che cura gli interessi di famiglia.
Qui il magistrato riprende le dichiarazioni della Pesce in merito a alcune conversazioni che aveva sentito a casa del suocero, nella quali Gaetano Palaia si sarebbe vantato di avere contatti in Cassazione e per questo motivo suo padre e suo zio Giuseppe Ferraro le avevano chiesto di intercedere per trovare un aggancio al Palazzaccio.
«La prova che Giuseppina Pesce abbia detto la verità sul potere di Gaetano Palaia», sottolinea la Cerreti, si sarebbe sostanziata nell’aprile 2011, vale a dire quando la collaboratrice di giustizia decide di uscire dal programma di protezione, cosa che poi avverrà solo per qualche mese, comunicandolo attraverso una lettera.
Nell’udienza precedente, il magistrato aveva spiegato che il contenuto della missiva, nella quale in estrema sintesi accusava la procura di Reggio di averle estorto quelle dichiarazioni, era stato imposto dal suocero sia alla Pesce sia al legale che in quel momento la stava rappresentando.
Ieri, però, la Cerreti è andata oltre, sostenendo che «il potere di Palaia» sarebbe stato quello di avere fatto pubblicare «su un giornaletto locale che vende 5mila copie al giorno la lettera».
Il «giornaletto» (Calabria Ora, ndr) l’avrebbe pubblicata solo «per vendere qualche copia in più». Ma non è mica finita qui. Sì, perché il direttore del «giornaletto» (Piero Sansonetti, ndr), che mai prima di allora era apparso nelle tv nazionali (sic) e in un momento in cui la Calabria «si trova in un cono d’ombra dell’informazione nazionale, viene ospitato dal Tg1 di Minzolini che gli dedica una lunga intervista» attaccando la procura e chiedendo «addirittura l’intervento del Parlamento».
Francesco Altomonte (Calabria Ora, 9 febbraio 2013)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *