Il presidente della Corte d’appello di Milano, Giovanni Canzio, stamane all’inaugurazione dell’Anno giudiziario

“Il carcere condiziona la libertà dei giornalisti”

Giovanni Canzio

MILANO – “Si condivide il disagio di fronte al ricorso alla pena detentiva nel delicato settore dell’informazione, la cui libertà potrebbe risultarne pesantemente condizionata”. Così il presidente della Corte d’appello di Milano, Giovanni Canzio, all’inaugurazione dell’Anno giudiziario. Servono, ha sottolineato Canzio, “soluzioni alternative, di tipo pecuniario e interdittivo, che non si risolvano in sostanziale impunità”.
“L’Italia ha il triste primato in Europa del maggior numero di declaratorie di estinzione del reato per prescrizione (circa 130.000 quest’ultimo anno) e paradossalmente del più alto numero di condanne della Corte europea dei Diritti dell’uomo per la irragionevole durata dei processi”. E’ un passaggio dell’intervento del presidente della Corte di Appello di Milano, Giovanni Canzio, all’apertura dell’Anno giudiziario, alla quale ha partecipato il presidente del consiglio Mario Monti.
Giovanni Canzio ha auspicato che “si proceda presto, in un clima di proficuo dialogo, a nuove e più meditate scelte operative in tema di giustizia”. “La densità della popolazione carceraria supera ogni livello di tollerabilità e lede in modo grave e non più giustificabile la dignità delle persone ristrette”, è il richiamo di Canzio in merito alla situazione delle carceri.
Il presidente della Corte d’appello pone, infatti, “in dubbio la legittimità, nelle condizioni date, delle modalità di esercizio del diritto punitivo dello Stato”. “Equilibrio, moderazione, sosbrietà e riservatezza, anche sul piano dei rapporti con i «media» e con la politica”. E’, quindi, l’invito rivolto ai magistrati dal presidente della Corte d’Appello di Milano. Coniugando “potere e responsabilità”, secondo Canzio, “l’indipendenza dei giudici sarà vista come la garanzia fondamentale dei cittadini”.
“Si condivide il disagio di fronte al ricorso alla pena detentiva nel delicato settore dell’informazione, la cui libertà potrebbe risultarne pesantemente condizionata”, afferma inoltre Canzio, con un implicito riferimento al caso Sallusti, sottolineando però anche che servono “soluzioni alternative, di tipo pecuniario e interdittivo, che non si risolvano, di fatto, nella sostanziale impunità”. (Ansa)

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