Alessandro Sallusti
MILANO – Questa è una lettera aperta al presidente dell’Ordine nazionale dei giornalisti, Enzo Iacopino. I fatti. Lo scorso anno il Consiglio nazionale dell’Ordine decise di editare un libro con le testimonianze di numerosi giornalisti che hanno subìto in carriera perquisizioni giudiziarie. Il volume si intitola: «Le mani nel cassetto, e talvolta anche addosso».
Lo stesso Iacopino nella prefazione scrive: ma se non trova mai nulla, perché la magistratura le fa? Intimidazione, bavaglio? È bene che i cittadini sappiano.
Opera meritoria, ma ora, caro presidente, c’è un problema. Due ex magistrati del pool Mani pulite, ora signori ricchi e potenti, Piercamillo Davigo e Gherardo Colombo, mi hanno denunciato in sede penale. E uno zelante loro collega, il pm Vincenzo Fiorillo, ha deciso di chiedere il mio rinvio a giudizio. Ci sarà un processo (la condanna la diamo per già scritta, tra magistrati funziona così) spese legali e quant’altro.
Lei, Presidente, dirà: e che c’entra Sallusti? Nulla, questo è il bello. Mi sono limitato a pubblicare, anche per cortesia a lei, una recensione del libro, compreso stralci della pagina con la testimonianza del mio collega Stefano Zurlo che ricordava come nel 1996 venne perquisito, su ordine dei due suddetti pm, per uno scoop che riguardava l’allora presidente della Repubblica, Oscar Luigi Scalfaro.
Le assicuro: quella pagina del libro, e la recensione, non contengono il benché minimo insulto o falso. È un racconto che corre sul filo della memoria, ricco di aneddoti e autoironia. Leggere per credere.
E allora le chiedo, presidente Iacopino: a che serve l’Ordine dei giornalisti se ci è pure impedito di ricordare? Io le dico che cosa farei d’istinto. Primo: denunciare in sede civile i pm Davigo e Colombo per causa temeraria. Secondo: denunciare in sede penale i pm Davigo e Colombo per tentata estorsione. Terzo, stracciare per protesta la tessera di un Ordine dei giornalisti che sta inerme di fronte a magistrati arroganti e boriosi e non difende tutti noi che non saremo santi ma almeno paghiamo le quote associative. Quarto: denunciare al Csm il pm che ha firmato la richiesta di rinvio a giudizio per spreco di denaro pubblico (le motivazioni dell’avviso di garanzia sono ridicole oltre che incomprensibili). Mi dicono che sono tutte ipotesi non previste dai codici, mi limiterò quindi a fare come sempre il mio lavoro, ma mi creda, come dimostrano le note e recenti vicende, è sempre più dura. Non è che lei può darmi una mano, visto che nei pasticci sono finito un po’ per colpa sua, magari non al telefono ma pubblicamente? (Il Giornale)