ROMA – Il carcere fino a un anno, in alternativa a multe da 5mila a 50mila euro in caso di condanna per diffamazione a mezzo stampa. E’ quanto previsto da un emendamento della Lega Nord, appoggiato anche da Api, approvato dall’aula del Senato, con voto segreto, con 131 sì, 94 no e 20 astenuti.
Il governo, come spiegato dal sottosegretario alla Giustizia, Antonio Gullo, aveva invitato al ritiro della norma e, visto che ciò non era avvenuto, aveva espresso parere contrario, andando dunque sotto con l’approvazione dell’emendamento. A questo punto, carcere sempre più vicino per il direttore de “Il Giornale”, Alessandro Sallusti.
In aula ad annunciare il voto favorevole di Api – che inaugura una spuria alleanza con il Carroccio, su posizioni molto diverse da quelle avanzate per anni dal suo leader, Francesco Rutelli, un tempo garantista e liberale -, è stato Franco Bruno: “Se il Parlamento dà la sensazione al Paese che questo è un piccolo reato che si può fare, domani qualsiasi uomo pubblico” dovrà avere degli strumenti per salvarsi “dalle macchine del fango che colpiscono trasversalmente. Troviamo un altra soluzione per risolvere il caso singolo, ma non facciamo che si crei una norma pericolosissima per la convivenza democratica del Paese.
L’emendamento va sostenuto convintamente e possibilmente mettendoci la faccia”.
Per la Lega Nord commenta l’ok incassato dall’emendamento Fabio Rizzi: “Sul Decreto sulla diffamazione a mezzo stampa, il cosiddetto Decreto SalvaSallusti, l’aula del Senato, finalmente con uno spunto d’orgoglio, vota con ampia maggioranza un emendamento della Lega che reintroduce la galera per i diffamatori abituali, contro il parere di Relatore e Governo. E’ il primo atto di responsabilità di un Parlamento finora prostrato ai voleri di questo governo golpista, che deve prenderne atto ed autosospendersi, per il bene della nazione, andare a casa e smetterla di fare danni”.
La modifica al ddl sulla diffamazione reintroduce la possibilità della “reclusione fino a un anno” per il responsabile del reato a mezzo stampa.
Il voto segreto, chiesto dai senatori del Carroccio, era stato reso ammissibile poco prima dal presidente del Senato, Renato Schifani, su tre emendamenti e sull’intero articolo 1 del provvedimento, quello che affronta il nodo della detenzione.
Il voto segreto non è stato, invece, reso ammissibile su una proposta di modifica che riguardava i fondi dell’editoria.
Subito dopo il voto dell’emendamento Pd e Udc hanno chiesto una sospensione dei lavori e la convocazione della Confenza dei capigruppo. Schifani ha, dunque, indetto per domani alle 12.30 la riunione, sospendendo per oggi l’esame del provvedimento.
(Asca)
Con 131 sì, 94 no e 20 astenuti Governo battuto al Senato su un emendamento di Lega Nord e Api