
Alessandro Sallusti (Il Giornale)
ROMA – “Forma, sostanza, modalità, tecnica di informazione impiegati ed esibiti dal quotidiano, in persona del direttore Sallusti, dimostrano l’assenza di un leale confronto di idee e di una lecita critica” alla legge sull’interruzione di gravidanza. Lo scrive la Cassazione nel verdetto su Alessandro Sallusti aggiungendo che i due articoli incriminati “dimostrano invece la presenza (nell’ambito di un lecito quadro di dissenso per la disciplina legislativa dell’aborto) di una illecita strategia di intimidatrice intolleranza, di discredito sociale, di sanzione morale diretta contro un magistrato”.
Sallusti, per i Supremi giudici, ha attribuito al giudice tutelare Cocilovo “un inesistente ruolo di protagonista nella procedura dell’aborto, rappresentata come cerimonia sacrificale di una vita umana, in nome della legge”. A Cocilovo, inoltre, Sallusti ha attribuito “una funzione e una immagine di crudele e disumano giustiziere, meritevole di essere posto nella gogna mediatica con la qualifica di assassino”. Per la Cassazione Sallusti ha pubblicato in maniera “deliberata” la notizia falsa e diffamatoria”. (Ansa).
La “spiccata capacità a delinquere” dell’imputato dimostrata “dai precedenti penali”, e la “gravità del fatto” contestato, con cui “nell’ambito di un lecito quadro di dissenso per la disciplina legislativa dell’aborto”, si è attuata una “illecita strategia di intimidatrice intolleranza, di discredito sociale, di sanzione morale, diretta contro il magistrato”.
Queste le basi sulle quali la Cassazione fonda le ragioni della condanna per diffamazione del giudice Giuseppe Cocilovo inflitta al direttore de “Il Giornale”, Alessandro Sallusti. In un ordinamento e in una società, che vivono e si sviluppano grazie al confronto delle idee, non può avere alcun riconoscimento l’invocato diritto a mentire, al fine di esercitare la libertà di opinione”. Lo scrive la Cassazione nella sentenza n.41249 spiegando perché, il 26 settembre scorso, ha confermato la condanna a 14 mesi di carcere per il direttore de “Il Giornale”, Alessandro Sallusti.
“L’affermato intreccio del dovere di giornalista di informare e del diritto del cittadino di essere informato – rilevano i supremi giudici – merita rilevanza e tutela costituzionale se ha come base e come finalità la verità e la sua diffusione”.
Se manca “questa base di lancio – si legge ancora nella sentenza – se non c’è verità, ma calcolata e calibrata sua alterazione, finalizzata a disinformare e a creare inesistenti responsabilità e a infliggere fantasiose condanne agli avversari, il richiamo a nobili e tangibili principi di libertà è intrinsecamente offensivo per la collettività e storicamente derisorio, beffardo per coloro che, in difesa della libertà di opinione, hanno sacrificato la propria vita”.
“Il legislatore, la dottrina e la giurisprudenza si confrontano da tempo” sul tema della “concezione pluridimensionale della finalità della pena”, ma “senza raggiungere una condivisa scelta e una razionale e coerente riforma”. Lo scrive la quinta sezione penale della Cassazione nella sentenza n.41249, spiegando perché, il 26 settembre scorso, ha confermato la condanna a 14 mesi di carcere per il direttore de “Il Giornale”, Alessandro Sallusti, accusato di diffamazione a mezzo stampa nei confronti del giudice tutelare Giuseppe Cocilovo.
“Chi ha scritto sentenza contro di me è persona infame”. Sono le parole che il direttore de “Il Giornale”, Alessandro Sallusti, affida a Twitter subito dopo la diffusione delle motivazioni della sentenza della Cassazione che, lo scorso 26 settembre, lo ha condannato a 14 mesi di carcere. Più lunghe le dichiarazioni che il giornalista affida al sito del quotidiano, che riporta in apertura della “home page” la frase: “Sono degli infami”.
“Non si può giocare con la vita delle persone, il presidente della Cassazione dovrà risponderne anche a mio figlio”, afferma Sallusti. “Il mio non è uno sfogo, ma un giudizio sereno che sarà oggetto di un mio editoriale che sarà pubblicato domani”, anticipa il direttore de “Il Giornale” dal sito del quotidiano. “Mi auguro che questo giudice venga cacciato dalla magistratura”, afferma inoltre riguardo al presidente della quinta sezione della Corte di Cassazione, Aldo Grassi.
“Non si dà del delinquente a un giornalista che non ha mai avuto condanna penale – continua – non c’è nessuna reiterazione del reato, c’è solo un articolo, neanche scritto da me, che a ben guardare non è neanche diffamatorio perché non si cita nessuno e si parla per assurdo”.
Sallusti commenta anche il disegno di legge che abolisce il carcere per i giornalisti, dicendosi “contento” che vada avanti: “Non può che essere un passo positivo, perché bisogna superare il Codice Rocco. Non sono però così ottimista che si arrivi al via libera nei tempi utili per la mia causa, ma questa è la cosa meno importante”. (Agi)