MILANO – Il Comitato di redazione, insieme al Consiglio dei delegati e a nome di tutti i giornalisti della Divisione Periodici di Rcs Mediagroup esprime piena solidarietà e sostegno ai colleghi della Gruner+Jalhr/Mondadori, di Agl e di tutte le altre realtà editoriali colpiti da un piano di ristrutturazione di straordinaria gravità e durezza. Decisioni che sconcertano e preoccupano.
È la logica miope del profitto senza idee e senza prospettive. Quella stessa che da anni sta depauperando le testate periodiche di Rcs Mediagroup, guidate da un management che ha dimostrato di non essere in grado di reagire e fare fronte all’attuale difficile fase di mercato con una strategia compiuta e lungimirante di riorganizzazione e rilancio.
Un management che ha trascurato colpevolmente di investire sulla qualità dei giornali e sulla professionalità dei propri giornalisti, vero e insostituibile valore aggiunto di qualsiasi impresa editoriale, preferendo cedere al ricatti e alle lusinghe perdenti e di scarso respiro del marketing e della pubblicità.
Anche i piani di sviluppo dalla multimedialità, chiave di volta per il futuro di Rcs Mediagroup, sono stati studiati e attuati senza un disegno unico, complessivo, fallendo dl fatto gli obiettivi. E oggi il declino e la mancanza di progettualità rischiano di intaccare anche il buon andamento di quelle testate che finora avevano dimostrato di saper reggere all’urto della crisi.
Il nuovo amministratore delegato, Pietro Scolt Jovane, insediato al vertice del gruppo da inizio luglio sta preparando e dovrebbe presentare nelle prossime settimane un piano triennale che andrà a sostituire quello varato con grande enfasi nemmeno due mesi fa e quasi subito abbandonato nei fatti. Il Cdr e il Cdd ritengono indispensabile e non derogabile che, nella costruzione di tale piano, siano coinvolti e ascoltati i giornalisti della Divisione Periodici di Rcs Mediagroup perché i nuovi progetti non siano solo frutto di elaborazioni studiate a tavolino dagli esperti e dal management, ma realizzati con il contributo e le idee d chi i giornali li vive e li fa tutti i giorni.
Nessuna operazione diversa e calata dall’alto nelle redazioni potrebbe essere accettata dal colleghi, che hanno già pagato e stanno pagando un prezzo molto alto per il vuoto di strategia del gruppo, con due stati di crisi in rapida successione dal 2009 a oggi, l’uscita di decine di risorse e un pesante aggravio dl lavoro per chi è rimasto nelle testate.