NEW YORK (Usa) – Non capita spesso, ma i giornalisti del New York Times sono andati in sciopero. Un’azione dimostrativa: per 15 minuti centinaia di reporter del quotidiano sono scesi dal grattacielo di Renzo Piano per protestare in strada contro la intransigenza dell’editore nel negoziato sul rinnovo del contratto di lavoro scaduto da ben 18 mesi.
“E’ ora di alzare la voce”, aveva chiesto ai dipendenti la Newspaper Guild lanciando l’iniziativa di incrociare le braccia su Eight Avenue senza peraltro interferire nella produzione del giornale dell’indomani.
L’azione sindacale è rimasta simbolica e non ha smosso le posizioni dell’azienda che ha cancellato ulteriori trattative dopo esser tornata al tavolo del negoziato per appena dieci minuti. I vertici del Times faranno oggi “un’offerta finale” al sindacato e questo – ha fatto sapere la Guild – potrebbe creare un nuovo pericoloso impasse.
Gli scioperi nei giornali americani sono rari: Washington Post e Wall Street Journal hanno più volte attuato quello della firma, mandando in edicola il giornale senza il nome degli autori dei singoli articoli.
Nel 2007, per protestare contro la “perdita di indipendenza” con l’ingresso nella “scuderia” di Rupert Murdoch, i reporter della “bibbia” della finanza restarono a casa per una intera giornata.
Il Wall Street Journal andò, comunque, in edicola perché i giornalisti “per dimostrare senso di responsabilità” tornarono in redazione in serata.
Al New York Times uno sciopero “serio” ci fu nel 1978. I giornalisti del quotidiano incrociarono le braccia per ben tre mesi, in una agitazione che indusse un gruppo di autori satirici tra cui Nora Ephron, George Plimpton, John Leo a mandare in stampa una parodia del giornale dal titolo Not the New York Times con articoli del tipo: “Insulating with pate”: “Buon gusto nel riscaldamento invernale”. (Ansa)
Per 15 minuti centinaia di reporter del quotidiano sono scesi dal grattacielo di Renzo Piano per protestare contro l’editore