ROMA – “La legge delega in materia di sviluppo del mercato editoriale non è lo strumento ideale perché affida al governo un potere straordinario”. Ne é convinto il segretario generale della Federazione Nazionale della Stampa, Franco Siddi.
Parlando con l’Asca, dopo essere stato audito in Commissione Cultura della Camera, presieduta da Manuela Ghizzoni, spiega che “la legge delega va definita in un quadro di garanzie e di indirizzi molto netti: sostegni a giornali veri, priorità all’occupazione giornalistica che è pilastro fondamentale della «produzione», incentivi per l’integrazione multimediale e l’innovazione, per favorire la distribuzione e la lettura al fine di tutelare il lavoro intellettuale e riconoscere il giusto valore del lavoro autonomo”.
“Riteniamo quindi – prosegue Siddi – che vada salvaguardato il patrimonio di autoimprenditorialità dei giornali di idee e delle cooperative nonché delle testate destinate alle comunità italiane nel mondo. Ma accanto a ciò la legge deve promuovere una politica culturale e industriale per la ripresa e lo sviluppo di tutto il settore che oggi è in grave crisi per le tumultuose trasformazioni in atto e per gli effetti della recessioni economica.
Per queste ragioni è indispensabile che la legge delega superi l’indeterminatezza della proposta governativa, che impone interventi senza maggiori oneri per la finanza pubblica.
Il principio in se è valido ma deve essere esplicitato in unità di misura e riferimenti temporali. In ogni caso, perché qualsiasi legge sia efficace, deve già prevedere una dotazione pluriennale certa depurata da oneri impropri come accade oggi (debiti dello Stato verso le poste per l’editoria) e indicare misure di finanziamento per il credito di imposta e per l’equiparazione dell’Iva al 4% anche per i giornali online, nonché per gli abbonamenti ad almeno due agenzie di stampa ai fini del pluralismo dell’informazione primaria disponibile”.
“Quanto alla disponibilità delle risorse, la Fnsi vanta tre proposte precise: prelievo di una aliquota minima dalle dotazioni delle fondazioni bancarie per attività culturali; tassa di scopo sulla pubblicità televisiva e/o quota canone concessione di trasmissione televisiva per riequilibrare il sistema; aliquota minima di prelievo dal 5 per mille per le attività culturali”, aggiunge Siddi.
Insomma, Siddi sottolinea che “l’audizione di oggi ha avuto il merito di riaccendere il fuoco dell’attenzione sui problemi dell’editoria e sui temi del pluralismo dell’informazione.
Fra i tanti deficit che affronta il Paese – afferma il segretario generale della Fnsi – non vorremmo, infatti che, in nome di doverose politiche di rigore, si aggiungesse un deficit grave come quello del pluralismo dell’informazione. La stagione tormentata che viviamo e l’imminente scadenza elettorale hanno bisogno di azioni che impediscano morie di giornali che allargherebbero le frontiere della povertà.
E’ urgente, quindi – conclude Franco Siddi – una nuova legge su basi di moralizzazione, di trasparenza di obiettivi, certezza di diritto che ridetermini l’intervento statale a favore di un bene pubblico capovolgendo il principio del mero beneficiario assistito”. (Asca)
Il segretario generale della Fnsi, Franco Siddi, alla Commissione Cultura della Camera: “Riaccesa l’attenzione”