ANCONA – L’Ordine dei giornalisti delle Marche, presieduto da Dario Gattafoni, ha denunciato più volte, sia nelle assemblee che con documenti pubblici, il problema della commistione fra informazione e pubblicità.
Ha convocato e ascoltato anche direttori di Radio e Tv marchigiane per comunicare che i servizi a pagamento nel telegiornale sono una vergogna intollerabile.
Per ribadire la propria posizione sul tema, l’Ordine marchigiano ha diffuso il documento approvato all’unanimità dal precedente Consiglio: “Il Consiglio dell’Ordine dei giornalisti delle Marche valuta con preoccupazione il diffondersi di casi evidenti di commistione fra informazione e pubblicità e denuncia il dilagante fenomeno dell’informazione a pagamento nelle Tv private. Ricorda che il giornalista non può prestare la sua immagine per spot o comunicazioni pubblicitarie: ciò costituisce violazione etica che sarà sanzionata sul piano disciplinare.
Troppo spesso il cittadino non è messo in grado di capire se la notizia inserita su un giornale o un Tg ha natura esclusivamente informativa o se invece è proposta solo come una merce e la pubblicazione è avvenuta dietro un corrispettivo. Fenomeno questo che, purtroppo, è diventato prassi in alcuni periodici e in molte emittenti televisive. I giornalisti, inoltre, sono pesantemente e insistentemente pressati ad assumere funzioni che non spettano loro e che, in ogni caso, mettono a rischio l’autorevolezza e la dignità del lavoro giornalistico.
L’Ordine dei giornalisti delle Marche è ben consapevole che la pubblicità, nelle sue diverse forme, costituisce uno dei perni sui quali sui regge oggi il sistema dei mass media. E non va neppure demonizzata a patto che, a tutela dei lettori, siano tracciati con chiarezza i confini tra le diverse sfere del giornalismo, del marketing, del messaggio promozionale e delle relazioni pubbliche.
L’Ordine dei giornalisti delle Marche ricorda che già nel 1988 è stato firmato un protocollo con le organizzazioni del settore pubblicitario (recepito nel contratto di lavoro) che prevede una trasparente separazione fra notizie e pubblicità, formulando e applicando rigorose norme di comportamento che prevedono la chiara e netta distinzione fra testi giornalistici e messaggi a finalità commerciali…
Questo dilagante malcostume si verifica in modo particolare in alcune testate definite «di servizio» dove, in pratica, non esiste più la demarcazione fra notizia e messaggio pubblicitario.
L’Ordine dei giornalisti delle Marche richiama i direttori e tutti gli iscritti al dovere di esercitare la professione al di fuori di possibili condizionamenti, in piena libertà di giudizio e di scelta, con l’unico intento di informare il lettore con onesta e in piena coscienza. Il giornalismo non può essere snaturato con cortine fumogene che servono solo per nascondere propaganda di prodotti e interessi aziendali.
La pubblicità deve essere chiara, palese, esplicita e riconoscibile. La lealtà verso il lettore impone che il lavoro giornalistico e quello pubblicitario rimangano separati e inconfondibili. I tentativi di travestimenti, mistificazioni e mescolanze diventano un inganno per il lettore, come ingannevole deve considerarsi qualsiasi forma di pubblicità occulta che va combattuta e respinta perché degenerativa della qualità dell’informazione. E in ogni caso la pubblicità non può condizionare l’autonomia della redazione e le scelte dei giornalisti che devono valutare le notizie secondo i criteri fondamentali della professione e non in base al compenso pattuito con l’Ufficio marketing e pubblicità.
Il fenomeno sta assumendo dimensioni gravissime e inaccettabili in alcune Tv private. L’Ordine dei giornalisti delle Marche ha ricevuto segnalazioni e proteste per richieste di compensi per la copertura giornalistica anche di eventi di grande interesse generale, tanto da instaurare nell’interlocutore la convinzione che il sommario del Tg non derivi da scelte autonome e professionali della redazione e dei giornalisti, ma esclusivamente dal compenso pattuito con l’Ufficio marketing e pubblicità.
L’Ordine dei giornalisti delle Marche ricorda che il giornalista incaricato di svolgere «servizi redazionali» o a pagamento ha il dovere di rifiutarsi o di pretendere che il testo (nel caso di un giornale) e il servizio (in una Tv) siano presentati con caratteristiche tali da renderli facilmente e chiaramente distinguibili dai normali servizi, salvaguardando così la propria dignità professionale e quella dell’intero corpo redazionale.
L’Ordine dei giornalisti delle Marche ricorda che l’obbligo di distinguere fra messaggi pubblicitari e testi giornalistici è sancito dall’articolo 2 e dall’articolo 48 della legge professionale («La verità sostanziale dei fatti e l’osservanza dei doveri imposti dalla lealtà e dalla buona fede») e dalla Carta dei doveri del giornalista approvata l’8 luglio 1993. Anche la legge n. 223 del 1990 sul sistema radiotelevisivo pubblico e privato dice all’articolo 8 che «la pubblicità televisiva e radiofonica deve essere riconoscibile come tale ed essere distinta dal resto dei programmi con mezzi ottici ed acustici di evidente percezione».
L’Ordine dei giornalisti delle Marche sottolinea che la responsabilità, oltre che del singolo giornalista, è in primo luogo del direttore responsabile che ha l’obbligo, per legge, di controllare anche i testi pubblicitari per evitare (come più volte sanzionato dall’antitrust) che i lettori siano ingannati dai messaggi pubblicitari spacciati in maniera truffaldina per articoli.
Questo comportamento è un tradimento della professione giornalistica e il Consiglio dell’Ordine dei giornalisti delle Marche agirà con la massima fermezza per far rispettare le basilari norme etiche della professione e le leggi della Repubblica. Nei confronti di chi si renderà responsabile di queste gravi violazioni etiche l’Ordine dei giornalisti delle Marche interverrà sul piano disciplinare con sanzioni che, nei casi più gravi, possono arrivare fino alla radiazione”.
Netta presa di posizione sul dilagante fenomeno della commistione tra informazione e pubblicità