I consiglieri nazionali pubblicisti della Campania bacchettano il segretario Ghirra: “Chiudersi in un angolo non giova”

L’Ordine dei giornalisti ha solo bisogno di unità

Giancarlo Ghirra

Maurizio de Tilla

Salvatore Campitiello

NAPOLI – “Giornalisti professionisti e giornalisti pubblicisti sono due facce di una stessa medaglia che, sulla base di una confermata distinzione della legge professionale, tende a riaffermare l’esistenza di un albo unico con due elenchi che si ispirano a concezioni diverse ma che possono valutarsi unitariamente”.
A riaffermare l’unità della categoria dei giornalisti sono i consiglieri nazionali pubblicisti della Campania, Salvatore Campitiello, 
Claudio Ciotola, 
Armando De Rosa, 
Maurizio De Tilla, 
Giovanni Fuccio
, Gennaro Guida, 
Annamaria Riccio, 
Giuseppe Riccio e 
Domenico Santonastaso, con una lettera al presidente del Consiglio nazionale, Enzo Iacopino.
La presa di posizione dei consiglieri nazionali prende spunto da un articolo del segretario nazionale dell’Ordine, Giancarlo Ghirra, “che abbiamo sempre stimato – affermano – per la sua acutezza e moderazione”, che pone nuovamente in evidenza “una impostazione ideologica che i pubblicisti italiani non possono condividere”.
“
Giornalista – ricordano i consiglieri nazionali campani – non è solo il dipendente di una testata giornalistica, ma anche il lavoratore autonomo che non ha un rapporto di subordinazione e che può svolgere anche altra attività lavorativa (con la iscrizione ad un albo professionale o ad un’associazione non regolamentata)”.
Ricordando che “l’albo si giova, infatti, dei pubblicisti che rappresentano, ormai, il quaranta per cento degli iscritti”, i consiglieri nazionali sottolineano che “l’aria che si respira in una funzione indipendente ha pari dignità e qualità e con il lavoro redazionale che si svolge alle dipendenze di un editore”.
“
Certo è – affermano i consiglieri dell’Odg – che vi sono meravigliosi giornalisti professionisti, ma non mancano splendidi e prestigiosi giornalisti pubblicisti. 
Anche qui il parallelismo finisce alla pari. E lo scambio di idee tra gli uni e gli altri finisce per costituire il sale della professione giornalistica ed anche della rappresentanza paritaria negli organismi di categoria”.
“Il giornalismo italiano – ricordano Campitiello, Ciotola, De Rosa, de Tilla, Fuccio, Guida, i due Riccio e Santonastaso – deve necessariamente attingere a fonti culturali di diversa provenienza e non può chiudersi fissando steccati ed incompatibilità che attingono a ragionamenti di corto respiro.
 Chiudersi in un angolo non giova a nessuno”.
“Fissare incompatibilità e rigidità – concludono i nove consiglieri nazionali dell’Ordine – non è di nessuna utilità per il successo e l’unità della categoria. Favorisce divisioni e incomprensioni che, negli ultimi tempi, il Consiglio Nazionale – con l’apporto di gran parte dei suoi componenti – ha lasciato alle spalle perseguendo priorità che sono state assunte con voto quasi unanime (vedi il regolamento sulla formazione che ha tempestivamente anticipato i contenuti del decreto presidenziale di riforma delle professioni)”.

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