Il direttore di Telereggio, Paolo Bonacini, scrive a “la Repubblica” che ha fatto scoppiare il caso: “Noi non chiediamo soldi”

Interviste Tv a pagamento: ricordiamoci della “par condicio”

Paolo Bonacini

REGGIO EMILIA – Paolo Bonacini, direttore di Telereggio, storica emittente della città emiliana, ha scritto una lettera al quotidiano “la Repubblica” che ha fatto scoppiare il “caso” dei consiglieri regionali intervistati a pagamento sulle emittenti televisive locali.
«Sto leggendo con interesse – scrive Bonacini nella lettera a Repubblica – la vostra inchiesta sui consiglieri regionali che pagano per essere ospitati nei programmi delle due tv locali Sette Gold ed E’tv. Propongo qualche spunto sul tema.
1) Esiste una legge, la n. 28 del 22 febbraio 2000, che “promuove e disciplina” l’accesso ai mezzi di informazione per la comunicazione politica. Mi pare che nessuno dei consiglieri regionali e nessuno dei giornalisti toccati dall’inchiesta si sia preoccupato di verificare il proprio operato sulla base di detta legge. Che parla molto chiaro: “la partecipazione a programmi radiotelevisivi in cui assume carattere rilevante l’esposizione di opinioni e valutazioni politiche è in ogni caso gratuita” (art.2).
2) Tale legge (cosiddetta “par condicio”), voluta dal governo D’Alema per tentare di arginare (sic!) lo strapotere televisivo di Berlusconi, vale 365 giorni l’anno nei suoi principi generali, e non solo in campagna elettorale. Politici e consiglieri, che sono sempre pronti ad invocarla quando si ritengono discriminati da qualche emittente, dovrebbero conoscerla e magari esigere che venga applicata non solo quando fa comodo.
3) La stessa legge stabilisce che i messaggi politici “a pagamento” (non saprei come altro definire gli acquisti di spazi con fattura effettuati dai consiglieri Bernardini, Favia, Bignami, ecc.) “non possono interrompere altri programmi… e sono trasmessi in appositi contenitori, di cui ogni emittente comunica alla Commissione o all’Autorita”, con almeno quindici giorni di anticipo, la collocazione nel palinsesto” (art.3). Se non è stato rispettato questo articolo si è violata la norma e le violazioni, sempre in base alla legge, vanno perseguite d’ufficio o denunciate alla Guardia di Finanza dagli organi competenti.
4) Tra chi è leso nei suoi diritti ci sono non solo tutti i consiglieri regionali che non pagano, ma anche tutte le emittenti emiliano romagnole che non si fanno pagare. Emblematica a tal fine è la dichiarazione del consigliere grillino Favia: “Continuerò ad andare in tv pagando fino al giorno in cui in Italia non ci sarà una informazione libera”. Qualcuno gli spieghi che l’informazione “non libera” è proprio quella in cui passa solo chi paga. Qualcuno gli spieghi che se vuole farsi intervistare da una televisione che crede nella libertà della informazione, in Emilia Romagna ha solo l’imbarazzo della scelta, con dati Auditel migliori di chi si fa pagare. Ma si troverà a dover rispondere anche a domande scomode, non solo a quelle concordate con chi gli ha staccato la fattura».

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