La Segreteria del sindacato dei giornalisti, riunita oggi a Roma, contro i tentativi di insabbiamento della legge

Equo compenso: la Fnsi sostiene l’appello di Moffa e Carra

Il presidente della Fnsi Franco Siddi

ROMA – La denuncia dei tentativi di insabbiamento del progetto di legge per l’equo compenso ai giornalisti e l’appello dei deputati Silvano Moffa e Enzo Carra (primo firmatario e relatore della legge), al sottosegretario Paolo Peluffo, perché sblocchi, con idoneo parere del Governo similmente a quanto ha fatto alla Camera, il provvedimento fermo in Senato, sono condivisi e apprezzati dalla Segreteria della Fnsi, che ha messo al centro della sua riunione odierna la questione, più urgente che mai.
Nelle ultime settimane si assiste, infatti, ad uno scaricabarile di responsabilità sul “fermo della proposta di legge”, che aveva avuto un voto unanime alla Camera in sede legislativa. Il Governo è chiamato a sciogliere i nodi. Se sono necessari adeguamenti tecnici alle luce delle intervenute novità legislative, se c’è la volontà reale di agire contro ingiustizie palesi e con interventi tesi a stroncare lavoro nero e precariato,  non ci vuole molto per introdurli.
La legge dell’equo compenso per i giornalisti autonomi si pone soprattutto per l’esigenza di combattere un fenomeno grave di caporalato che incide sulla qualità, sulla libertà e sulla democrazia dell’informazione ed anche perché la specificità del lavoro e del suo riconoscimento quale frutto di un’attività professionale per la quale sono richiesti i titoli di un proprio Ordinamento.
Le leggi generali non riescono ad assicurare le garanzie di equo compenso e le condizioni di autonomia che una professione a contenuto etico e civile deve avere.
L’appello degli onorevoli Moffa e Carra va in questa direzione e merita, così  come le nostre istanze da tempo sul tavolo, di avere rapidi chiarimenti e coerenti risposte.

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