
Il direttore dello Ior Paolo Cipriani

La sede dello Ior
CITTA’ DEL VATICANO – Paolo Cipriani, direttore generale dello Ior, è stato il protagonista di un briefing con un gruppo di giornalisti alla vigilia della decisione che Moneyval, l’organismo responsabile della trasparenza finanziaria per il Consiglio d’Europa, prenderà il 4 luglio sull’adeguamento del Vaticano agli standard internazionali anti-riciclaggio.
E’ la prima volta che l’istituto apre le porte ad un gruppo di cronisti che, all’inizio, si muovono come gitanti tra le stanze del torrione di Nicolò V.
La storia dell’Istituto per le Opere di Religione – Marcinkus, il crac del Banco Ambrosiano, la maxi-tangente Enimont e le manovre di monsignor Renato de Bonis, e poi, da ultimo, lo scontro aspro che ha portato al siluramento del presidente Ettore Gotti Tedeschi – non è il massimo della trasparenza.
Ma – dopo un gruppo di ambasciatori accreditati presso la Santa Sede ricevuto nei giorni in cui Gotti Tedeschi veniva sfiduciato – ieri, nell’ex prigione dei Papi, dodici metri di muro esterno, sono entrati 55 cronisti di tutto il mondo. E Cipriani, per un’ora e mezza, ha intrattenuto, con una conferenza accompagnata da slides, i giornalisti muniti solo di penne e taccuini. Per spiegare, precisare, puntualizzare. E smentire tutto quello che di falso, sullo Ior, ha “letto” e ha “sentito” in queste settimane.
“Vogliamo finalmente togliere il velo dal passato ed essere considerati al pari di altri bravi”, ha detto Cipriani. “Vorrei sfatare una volta per tutte questa leggenda: non esistono conti cifrati”, ha dichiarato. Lo Ior non fa investimenti “speculativi” ma di “mantenimento”.
Niente rapporti con banche off-shore. Movimenti tracciabili, operazioni sospette subito bloccate. Poi il nodo della normativa anti-riciclaggio vaticana (non specifica dell’istituto finanziario) che sarà oggetto delle valutazioni di Moneyval. La questione ha sollevato molte discussioni perché con il decreto del 25 aprile 2011, entrato in vigore a gennaio scorso, il Vaticano ha emendato una prima legge promulgata dal Papa a dicembre del 2010 sotto forma di “motu proprio”.
La seconda normativa, fortemente voluta dal cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone, era stata contestata dal cardinale presidente dell’authority finanziaria del Vaticano (Aif) Attilio Nicora in una lettera riservata pubblicata alcuni mesi fa dal “Fatto quotidiano” in una delle fughe di documenti soprannominate Vatileaks.
Nicora sosteneva che la nuova normativa indeboliva la trasparenza finanziaria promossa dalla prima legge. Ma Cipriani ha dato una lettura opposta: la nuova normativa “avvicina maggiormente la normativa della Santa Sede agli standard ed ai principi internazionali”. E comunque “non ci sono state alcune sistematiche uscite di capitali dall’entrata in vigore” della nuova legge. (TmNews)