ROMA – Suscita stupore e amarezza la notizia di una causa civile con richiesta di risarcimenti milionari (4,7 milioni di euro, ndr) avviata da Roberto Saviano nei confronti del “Corriere del Mezzogiorno” (“reo” di aver pubblicato, l’8 marzo 2011, una lettera di Marta Herling, segretario generale dell’Istituto Italiano di Studi storici e nipote di Benedetto Croce, che smentiva alcune affermazioni del giornalista, nel suo libro “Gomorra”, sul filosofo, ndr).
La dialettica editoriale, la differenza di opinioni, anche quando può apparire a taluno dei protagonisti ingiusta o scorretta, va sempre in primo luogo definita nei media sul terreno del confronto e, di conseguenza, nel rapporto con l’opinione pubblica.
Ma una vicenda come questa, incardinata su critiche per giudizi e valutazioni espresse a proposito del grande filosofo Croce e su alcune sue eventuali scelte di comportamento, può e deve essere risolta lasciando fuori i tribunali.
La Federazione della Stampa proprio in questi giorni ha rilanciato l’iniziativa pubblica per modificare radicalmente l’attuale legislazione sulla diffamazione e per scoraggiare richieste temerarie di risarcimento.
Con Roberto Saviano, con le sue battaglie contro il malaffare, per la libertà dell’informazione, per i diritti civili, la Fnsi si è sempre trovata in grande sintonia. Sui principi e nei fatti il Sindacato dei Giornalisti si è sempre detto contrario alle cause temerarie con richiesta di risarcimenti esorbitanti. L’affetto e la stima per Saviano non possono cambiare questa posizione.
Ovviamente è legittimo che Roberto Saviano possa giudicare certe posizioni, anche del “Corriere del Mezzogiorno”, ingiuste, lesive o addirittura diffamanti.
Sulla vicenda specifica Saviano-Corriere del Mezzogiorno, in coerenza con questa linea e con quanto qui ribadito, la Fnsi invita perciò Saviano a ritirare la querela e offre la propria sede ed esperienza per chiarire e risolvere il contrasto nel rispetto delle libere opinioni e della dignità di ciascuno.